Julie’s Haircut: Ashram Equinox

Arriva Ashram Equinox, nuovo album completamente strumentale degli emiliani Julie's Haircut, a quattro anni di distanza dall'ultimo lavoro. L'ascolto si rivela una meditazione elettronica che attraversa percorsi emotivi fortemente interiori e spirituali attraverso l'utilizzo di dinamiche sonore visionarie, solide e mature

Julie’s Haircut

Ashram Equinox

(Cd, Woodworm)

alternative, indie, psichedelia

_______________

Non posso nascondere di essermi un po’ preoccupato quando mi è stata affidata la recensione di Ashram Equinox, il nuovo album completamente strumentale degli emiliani Julie’s Haircut: questa band non mi ha mai entusiasmato troppo, nonostante alcune volte sono rimasto ben impressionato da alcuni dei loro lavori precedenti come il debutto Fever in the funk house. Ma devo dire che questo ultimo lavoro mi ha molto colpito: le atmosfere fortemente psichedeliche, minimaliste e coinvolgenti di questo album guidano bene attraverso un ascolto che, alla fine, lascia sazi e soddisfatti.

Ashram apre il disco creando un atmosfera che oscilla tra il meditativo e il minaccioso, è un connubio tra inconscio ed ignoto: la band mostra subito buone carte, offrendo come premessa un forte ma equilibrato scontro fra emozioni diverse facenti parte di uno stesso scenario cosmico. Il pianoforte iniziale, decisamente armonioso, è accompagnato da sintetizzatori e ritmiche che minacciano la quiete con gustosi agguati di oscurità pinkfloydiana che prende man mano il sopravvento nel corso degli otto minuti di durata di questa traccia, i quali scorrono decisamente bene grazie al sapiente utilizzo delle dinamiche sonore.

Con Tarazed, primo singolo dell’album, il sound suggerisce un’aria di estasi primordiale ed affascinante, un viaggio in una sorta di mondo sommerso e dimenticato che potrebbe essere quello dei segreti più reconditi del subconscio. Le armonie vocali (prive di testi per tutta la durata dell’album) si inseriscono bene nel contesto, così come le atmosfere elettroniche di Johin e Taarna aggiungono al minimalismo strutturale un gusto a metà strada tra l’orientale e il marziano. Equinox è una piccola perla: a tratti sembra quasi di vedere Emerson Lake & Palmer sorvolare il Tibet a bordo di un’ astronave. Poche dinamiche ma forti impatti sonori.

La ritmica più frenetica di Sator fa da tappeto a gradevoli giochi di bassi e ad un crescendo ben contenuto che sfocia nella danza di luci colorate di un altro gioellino, Taotie, brano supportato da un ritmo ripetitivo e martellante in cui vengono nuovamente esplorati confini spazio-temporali cari ai fan di giganti psichedelici come i Pink Floyd.

Han, apice del disco, ne è la degna chiusura: una sorta di pace dei sensi in cui tutti gli opposti emotivi che nel corso dell’album si sono sfiorati si armonizzano in un atto sessuale tantrico lento e gustoso.

Bisogna ammettere che questo disco merita molta considerazione, non solo da parte dei fan di questa band, ormai abbondantemente maturata, ma anche di altri amanti del genere, o di chi vuole semplicemente la compagnia di una buona musica da ascoltare soprattutto in solitudine e che ben si presta a diversi stati d’animo. Già il titolo, Ashram Equinox suggeriva che lo scopo era quello di offrire un’atmosfera meditativa e visionaria. Scopo che, secondo il parere di chi scrive, è stato ottimamente raggiunto dai Julie’s Haircut.

 

Gli ultimi articoli di Alessio D'Elia

Condivi sui social network:
Alessio D'Elia
Alessio D'Elia
Articoli: 24