Iron Maiden: The Final Frontier

Per ogni nuovo lavoro degli Iron Maiden è come se fosse sempre la prima volta. Ed anche adesso siamo qui a chiederci come suonerà questo The Final Frontier

Iron Maiden

The Final Frontier

(Cd, EMI)

Heavy Metal

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recensione-iron-maiden-the-final-frontier Un nuovo cd degli Iron Maiden è sempre un evento per gli amanti della musica metal.

Sin dalla reunion con il cantante Bruce Dickinson nel 1999, la band inglese non accenna a dare segni di stanchezza: produce musica a ritmi serratissimi e si dedica a estenuanti tour live.

The Final Frontier è il quindicesimo disco degli Iron Maiden e segue la scia del percorso di invecchiamento di questa mitica band, tracciata già con il precedente A Matter Of Life And Death, imprimendo una svolta “neo-progressive” al suo sound.

Si possono notare numerose introduzioni, talvolta estremamente lunghe, che cercano di conferire una veste più ricca alle canzoni. Spesso la struttura dei brani è molto complessa e la loro durata è fortemente dilatata (la durata media delle canzoni è di ben 8 min!).

Nella stessa direzione vanno le soluzioni sonore e gli arrangiamenti, tutti tesi a creare un’atmosfera forse troppo pomposa, abbandonando le classiche cavalcate e gli attacchi tipici dello stile originale della band.

Il risultato, purtroppo, non è sempre esaltante. In particolare, ho trovato che le tracce pilota Satellite 15-The Final Frontier ed ElDorado siano estremamente sotto tono. Il cantato di Bruce, soprattutto, è deludente come mai era accaduto in precedenza. In realtà, tutti gli album degli Iron Maiden, anche i migliori, presentavano sempre delle tracce di basso livello, ma almeno si aveva la decenza di non proporle come singoli. Altri pezzi, invece, come Coming Home o Isle of Avalon, risultano più riusciti e gradevoli, sebbene di non facile ascolto.

Nel complesso, insomma, si nota un livello medio vicino a quello di AMOLAD, sebbene si noti un maggiore sforzo verso il cambiamento. Questo, di per sé, dimostra un grande coraggio per una band elefantiaca come i Maiden, i quali non hanno fatto la scelta (più facile) di tornare al sound origini, come ha fatto invece la maggior parte dei loro coetanei.

Dopo una vita di grandi successi, canzoni capolavoro che hanno fatto la storia della english wave della musica metal, oggi i Maiden hanno difficoltà a piazzare un colpo ad effetto, vuoi per esaurimento dell’ispirazione, vuoi perché il genere stesso ha esaurito la sua forza propulsiva.

The Final Frontier non fa eccezione a questa regola. Sebbene si tratti sempre di un album ben suonato e ben prodotto, si faticherà a trovare un solo pezzo memorabile, che possa essere inserito senza sfigurare nella scaletta di un qualsiasi concerto di Harris e soci.

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Luigi Raffone
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