I Fasti: Ovatta

Chi a scuola non ha copiato un compito in classe? Ma farlo in maniera troppo plateale, si sa, infastidisce il professore...

I Fasti

Ovatta

(Cd, Autoproduzione)

elettronica, post-punk, shoegaze

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recensione-i-fasti-ovattaDue bassi, due computer, una chitarra, voce narrante.

Minamalissime basi elettroniche  sorreggono un impianto sonoro figlio del post-punk, su cui si innesta la voce  di Rocco che declama testi perennemente in bilico fra impegno sociale e autobiografia.

Perfettamente assimilata la lezione di Peter Hook su come costruire una melodia sulle corde del basso (Mercy), la chitarra può dedicarsi a dilatate distorsioni di estrazione shoegaze che colorano il tutto.

Questa descrizione vi fa venire in mente nulla? Sì, bravi: I Fasti sono esattamente degli Offlaga Disco Pax in salsa piemontese. E il loro lavoro non può che risentire dell’influenza tanto evidente di un progetto così unico e riconoscibile, tanto che anche le intuizioni più felici risultano completamente oscurate dall’effetto copia-carbone che scaturisce dall’ascolto di Ovatta.

A volte Rocco si discosta un minimo dal reading colliniano ma finisce per somigliare troppo al Ferretti di qualche anno fa (esemplare Nara, in cui la cadenza recitativa è pressoché identica a quella di Giovanni Lindo in Nessuno Fece Nulla).

A questo punto le cose più interessanti potrebbero risultare le versioni remix, poste in coda all’album, di Hanno Umiliato L’Amore e 100gradi, ma la rilettura di Omegaliquido non fa che esaltare la già notevole vicinanza ai CCCP di quest’ultimo brano.

Rimane un solo merito che possiamo riconoscere a I Fasti: il buon gusto nel copiare. Secondo noi, troppo poco.

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