Daddy Was a Driver

Ubriachi da saloon, pianisti che non vogliono essere sparati, donnacce d'altri tempi, panorami brulli e sconfinati, cavalli, sudore e polvere: è il lontano west, è l'immaginario richiamato dai Daddy Was a Driver

Daddy Was a Driver

s/t

(Cd, Zip Records)

country, rock

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Daddy Was A DriverEcco dov’erano finiti i DeSoto, si sono trasformati dalle loro ceneri, diventando i Daddy Was a Driver.

Il loro disco omonimo è un atto d’amore a tutta la tradizione country-rock, a quell’immaginario western passato al microscopio negli anni ’60 di Neil Young.

Craig Schumacher è stato chiamato al banco mixer, scelta davvero coerente col progetto Daddy Was a Driver, dato che ha già lavorato – tra gli altri, con Calexico e Giant Sand.

Al di là della felice scelta produttiva, complice di un’ottima registrazione, i Daddy Was a Driver sanno maneggiare i loro strumenti e la composizione con una facilità e disinvoltura sconcertante. Il loro disco non è semplicemente piacevole, ma addirittura in grado di far innamorare del country-rock anche chi parte con i più (ri)triti preconcetti.

Ubriachi da saloon, pianisti che non vogliono essere sparati, donnacce d’altri tempi, panorami brulli e sconfinati, cavalli, sudore e polvere: è il lontano west, è l’immaginario richiamato dai Daddy Was a Driver. Per loro gli spaghetti-western e Ennio Morricone non sono mai esistiti. E per stavolta va bene così.

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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