Recensione Creamfields Andalucia 2012, 10 agosto, Jeréz de la Frontera

Al Creamfields Andalucia ci siamo divertiti. Tantissimo. Quanto a Chemical Brothers, Orbital, Carl Craig e Cyberpunkers... ecco come è andata

Creamfields Andalucia 2012

10 agosto 2012

Circuito de Velocidad, Jérez de la Frontera

live report

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Nato su una spiaggia di Almeria come evento di un solo giorno, emigrato dallo scorso anno a Jeréz de la Frontera, trasformandosi in un vero e proprio festival (più palchi contemporaneamente, due giorni di durata), il Creamfields Andalucia quest’anno celebra la sua line-up più spettacolare di sempre e… un brusco calo di presenze. Lo scorso anno per i Prodigy e il consueto full di maestri dell’elettronica s’erano assiepati in 55.000 in due giorni, quest’anno alle 9 di domenica mattina, dopo due ore di set di Tiesto, si contavano solo 31.000 biglietti staccati, divisi in circa 12.000 il venerdì (Chemical Brothers e Orbital) e 19.000 il sabato (Tiesto, Steve Aoki, Dj Hell, Crookers, Four Tet, Caribou, Miss Kittin e altri ancora che per ragioni personali abbiamo perso, avendo partecipato solo alla giornata del 10 agosto).

E sì che per i “fratelli chimici” e per gli Orbital si trattava di appuntamenti unici per tutta la Spagna.

La location di quest’anno è bollente. Nel senso che gli appassionati hanno provato un vero e proprio brivido caldo nel calpestare il celebre circuito del Moto GP; e nel senso che alle 20,30, quando arriviamo, ci sono ancora 39 gradi (circa 6 di più della località balneare a 30 km da Jeréz da cui siamo partiti, Rota).

4 palchi, grosso modo attorno a una specie di collina dentro il circuito; impianti audio potenti, light show spettacolari, tantissimi bar, panini buoni, servizi, merchandising, area di riposo e tutto l’armamentario classico di un festival è stato opportunamente organizzato. Che qualcosa non fila secondo le speranze e le previsioni degli organizzatori, però, cominciamo a sospettarlo quando per il primo spettacolo siamo in cuatro gatos; e quando dopo gli Orbital i bagni sono ancora puliti e le uniche file sono alle fontanelle dell’acqua… basta far girare lo sguardo e fare qualche rapido calcolo per capire che qualcosa è andato storto. Di sicuro la crisi (fortissima qui in Spagna) ha inciso tantissimo nonostante un prezzo del biglietto/abbonamento conveniente ed abbordabile. Di sicuro tanti stranieri non sono arrivati scoraggiati dal fatto che Jeréz si trova a 25/30 km dal mare, diversamente dal FIB di Benicassim e dal Lowcost di Benidorm, ma anche dal festival locale Alrumbo.

Peccato. Ma per noi, attempati “giovanotti” e “signorine” ultraquarantenni in mezzo a un pubblico che difficilmente superava i trenta anni, egoisticamente è stato meglio così: ci siamo spostati facilmente da un palco all’altro, abbiamo facilmente raggiunto le prime file e ballato scatenati con sufficiente spazio.

Perché si va a un festival? Per divertirsi, per ubriacarsi (di musica), per avere conferme dai mostri sacri e per lasciarsi sorprendere da band fino a ieri sconosciute.

Yuksek è stato la sorpresa di quest’anno. Protagonista di un vero e proprio live con un band di tre elementi, con tastiere, percussioni, chitarra/basso ed electronics, il francese Yuksek realizza un concerto scatenato, che unisce pop a psichedelia, dance e funk. In una formazione adattattisima a un piccolo club, i tre non si fanno intimorire dall’enorme palco, il Barcelò Stage, in cui sono chiamati ad esibirsi. Davvero bravi. (Voto 3,8/5)

Allo Sherry Stage (lo sherry è il celebre vino di Jeréz) c’è intanto Aldo Ferrari, genovese di nascita, gaditano d’adozione, per ben cinque anni di seguito residente nelle migliori discoteche delle baleari, acclamato dal pubblico spagnolo e protagonista di un set tra fidget e house assolutamente coerente con quanto sta per accadere sullo stesso palco, ovvero lo show dei “nostri” Cyberpunkers. Acclamati a gran voce come “siberpankers, salutati dal poopopopopoopo di calcistica memoria, i Cyberpunkers hanno alzato all’ennesima potenza il concetto di fidget, distorcendo, manipolando, accellerando, rinforzando e rendendo ballabile qualsiasi cosa, lasciando riconoscibili a tutti i Daft Punk e concludendo con i loro due anthems I Needed to Go (colonna sonora di un videogame) e l’urlata a squarciagola da tutti Fuck the System, con l’immancabile dito medio alzato. Devastanti. (Voto 4/5)

Nonostante bazzichino parecchio la Capitale, non ero mai riuscito a vedere in azione i Cyberpunkers, mentre gli Orbital li avevo visti proprio in Spagna due anni fa. I miei amici erano al loro palco e mi riferiscono di un light/video show mozzafiato e di una scaletta equamente divisa tra vecchi classici e l’album uscito quest’anno, Wonky.

I Chemical Brothers sono attesi al Creamfields per uno dei pochi dj set di questa estate, performances in cui generalmente provano le bozze dei nuovi pezzi per testarle direttamente sul pubblico. Cosa hanno suonato stasera? Che tipo di attrezzatura avevano con sé? Come erano vestiti? Più semplice rispondere alla prima domanda che alla altre. L’Alhambra Open Air, infatti, è immerso in un cappa di fumo da cui emergono torri di luci rotanti. In due – estenuanti – ore e mezza di dj set i Chemicals hanno passato tantissimi pezzi di provenienienza oscura ma assolutamente coerenti con la loro visione del big beat e con la loro idea di psichedelia elettronica, mescolati a Don’t Think e a praticamente tutti i singoli del loro ultimo album. Stremati, abbiamo anche trovato il modo di andare a dare un vistazo a Carl Craig, impegnato a presentare il suo ipnotico 69 live (dove “live” è una parola grossa), in un semicerchio di computer, sequencers, electronics e scatoline effetti. (Senza voto). Torniamo dai Chemical Brothers, che si degnano di farsi intravedere tra le ombre per un esplosivo finale e ringrazamenti di rito. (Voto 3,8/5)

Hip hop, fidget, house, techno, musiche da videogames (Space Invaders), un dj, due ballerini e un cantante/fomentatore: sono i Modestep, cafonissimi e divertenti, che sotto il loro palco non è che abbiano poi tanta gente meno dei Chemicals! (Voto: 3,2/5).

Decisamente più tradizionale, ma non per questo meno ballato dal pubblico, il set di Above and Beyond, abile miscelatore di una house di classe a dai bpm sostenuti. (voto 3,4/5).

I piedi cominciano a far male, l’orologio segna la 3.45, il pensiero corre alla macchina, parcheggiata lontano: incuranti dei tanti ragazzi che stanno entrando ora (!), in tempo per Aeroplane e Scuba (che inizierà alle 6!), decidiamo di interrompere qui la nostra avventura al Creamfields Andalucia.

Cosa volevate leggere? Che la musica elettronica ormai è involuta e avvitata su sé stessa? Che la fidget, per quanto cafona, sembra l’unica ventata d’aria fresca? Che i Chemicals rischiano di fare la fine dei bolliti ma ancora non lo sono perché hanno troppo talento e troppa classe? Vero tutto, ma anche vero che al Creamfields ci si divertente, tantissimo, in una manifestazione comunque dalle dimensioni umane, in mezzo a gente spesso “alterata” ma mai molesta, in un clima da vera e propria festa, prima che di festival.

 

P. S.: Ancora con l’opzione per due anni per il Circuido de Velocidad di Jeréz, il Creamfields Andalucia sta già cercando una nuova casa, più vicino al mare.

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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