No Name Faces: recensione di Nnf 3.0

L’alternative metal continua ad essere territorio rigoglioso. I No Name Faces, arrivati al terzo album, con Nnf 3.0 mettono sul tavolo quelle che sono le credenziali ben note a chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la materia in questione.

No Name Faces

Nnf 3.0

(Abuzz Supreme)

alternative metal

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L’alternative metal continua ad essere territorio rigoglioso. Lo sanno soprattutto in Svezia dove c’è un proliferare di gruppi dediti al metallo pesante in tutte quelle che sono le sue sfaccettature.

I No Name Faces, arrivati al terzo album della propria carriera e con un cantante inglese nuovo di zecca inserito nel motore (Skeb è il suo pseudonimo), con questo lavoro mettono sul tavolo quelle che sono le credenziali ben note a chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la materia in questione.

Produzione super potente, chitarre alla Mark Tremonti, una voce molto dinamica ed un pochino di sinfonia heavy metal che, sinceramente, rimane una delle cose più stucchevoli che ci siano e che non ci si capacita perché trovino tanto terreno fertile nel cuore di musicisti di questa estrazione.

Per dare un’idea di quanto scritto si può ascoltare Wake Up e rendersi conto di come si possa distruggere un brano interessante con arrangiamenti, sinceramente, fuori contesto. Per il resto ci si trova dinnanzi ad un pugno di canzoni toste e melodiche allo stesso tempo.

Alcune risultano decisamente gradevoli, vedi Complicated e Dr Jekill & Mr Hyde che hanno delle ottime soluzioni melodiche che le rendono ariose e incisive. Molto meglio la band va quando decide di rallentare le operazioni.

Lo strumentale Sacrifice è malinconico e si basa su un arpeggio decadente e pieno di pathos. La stessa cosa si può dire di We’re Not Alone e Silent Goodbye, due classiche ballate che rientrano nel bagaglio infinito delle band di metallo pesante che sanno come intenerire i cuori dei propri fans.

Un omaggio ai Queensryche di Empire lo troviamo nella soddisfacente In The Name Of What, mentre Unspoken Hero ha come riferimenti i soliti Black Sabbath, visto che si tratta di una traccia dai contorni pesanti e grevi con le chitarre che pagano dazio a Mr. Tony Iommi, sebbene poi ci sia all’interno della stessa un’apertura radio oriented di spessore in sede di ritornello.

Alla fine quello che si può dire di NNF 3.0 è che si tratta di un platter discreto, come se ne trovano tanti in questo preciso momento storico. Piacevole, melodico, ma, tutto sommato, carta conosciuta ai più.

 

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