Moderat: recensione di MORE D4TA

Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Amori indivisibili, come quello dei Moderat, di nuovo insieme nel nuovo album intitolato MORE D4TA.

Moderat

MORE D4TA

(Monkeytown Records)

musica elettronica, techno, trance ambient, dance music, clubbing, jungle

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moderat-recensione-more-dataSoltanto tre anni fa, in un’intervista rilasciata per Rolling Stone, il producer berlinese Sasha Ring, in arte Apparat, aveva espresso il bisogno di recuperare la sua carriera solista e prendersi una pausa dal supergruppo Moderat: “Basta con i Moderat, la techno mi ha stancato”.

Citando Antonello Venditti: “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. A distanza di sei anni dal precedente album III, Sasha Ring e Gernot Bronsert e Sebastian Szarzy dei Modeselektor, come nel più classico dei ritorni di fiamma – quando un temporaneo time-out può servire a rinforzare una relazione – si riuniscono nel progetto comune Moderat (collaborazione iniziata nel 2002), mandando alle stampe il loro quarto lavoro in studio intitolato MORE D4TA, edito per Monkeytown Records.

L’uscita dei primi tre singoli, Easy Prey, Fast Land e More Love, ha anticipato la pubblicazione di MORE D4TA – anagramma del nome Moderat – insieme all’annuncio di un imminente tour europeo che toccherà anche l’Italia.

Confezionate in gran parte durante la pandemia, come reazione epidermica alle implicazioni umorali di quel destabilizzante contesto sociale, le dieci tracce di MORE D4TA poggiano su quella retrospettiva musicale – ipnotica e sontuosa – divenuta ormai ™️ compositivo dei Moderat, restituendoci una band rigenerata dal punto di vista motivazionale e creativo, pronta a guardare verso nuovi obiettivi con rinnovata intensità e forte di una performance multisensoriale in grado di ribadire l’egemonia teutonica in materia di conoscenze elettroniche.

Rinvigoriti nello spirito, i Moderat riescono, ancora una volta, a somministrare il giusto dosaggio tra musica e arte visuale, rievocando la luminescenza crepuscolare e minimalista della psichedelia cosmica mitteleuropea, le ritmiche drum & bass del clubbing britannico dei ’90, la disco-dance sperimentale derivante dalla black music statunitense dei ’70 e le melodiche sonorità trance-ambient dell’eurodisco.

 

L’impianto tematico di MORE D4TA ruota attorno a quei fattori che determinano l’equilibrio interiore nelle relazioni interpersonali e alle frequenti visite al museo berlinese Gemäldegalerie (noto anche come “museo degli antichi maestri”), in cui Sasha Ring ha ricercato una sorta di conforto personale, un modo per isolarsi dagli stati ansiogeni individuali e dalle psicosi collettive dell’attualità, rifugiandosi nella contemplazione estatica della maestosa fertilità dei tempi andati, nell’illusione transitoria di poter evadere da una società imbutiforme, dall’alienante staticità del presente, dalle preoccupanti incertezze del futuro, e da una contemporaneità sempre più contaminata dall’overload informativo e intrappolata nella fitta rete mediatica delle evoluzioni tecnologiche.

Una crasi artistica che, partendo dal monicker Moderat, si è progressivamente sviluppata attraverso influenze reciproche e funzionali, direzionandosi verso una connessione centralizzata e multimediale in cui convergono la densità del drum and bass, le pirotecniche pulsazioni cardio della techno music, l’intimismo acustico-elettronico di Thom Yorke, certo percussionismo tribal jungle, atmosfere notturne, darkeggianti e malinconiche alla Depeche Mode e una sensibilità timbrica dalla duplice fisionomia: quando con la sottile, raffinata ed eterea umanità dei falsetti, quando attraverso il freddo e robotico filtro del vocoder.

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