Massimo Volume
Roma, Init, 29 aprile 2010
live report
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Maledetto Init. Continua a programmare band interessantissime e mai scontate, ma continua imperterrito a mettere in seria difficoltà chi il giorno dopo il concerto deve andare a lavorare.
Non fa eccezione questa serata, che segna il ritorno a Roma dei Massimo Volume, dopo circa un anno e mezzo d’assenza.
Si comincia poco dopo la mezzanotte e subito appaiono chiare alcune cose. I Massimo Volume sono in grandissima forma. E sono tornati per restare.
Nei settantacinque minuti della loro esibizione colpiscono le (apparenti) contraddizioni di cui lo spettacolo è vissuto: tutti i musicisti sembra che abbiano un profondo distacco emotivo rispetto a ciò che stanno suonando, ma allo stesso tempo le canzoni producono veri e proprio turbamenti e/o brividi nel pubblico.
Clementi gioca un po’ a fare il “personaggio”, ma è sempre disponibile con tutti, a stringere mani o fare quattro chiacchiere giù dal palco.
Virtualmente due le parti in cui è stato diviso il concerto, più meditativa e chitarristicamente labirintica la prima, decisamente più “robusta” e tesa la seconda, quella in cui sono stati presentati la maggior parte dei pezzi nuovi in scaletta, ma anche quella in cui i pezzi vecchi sono stati quasi dopati, qua e là omaggiando i King Crimson nei nuovi arrangiamenti.
Alla raffinata urgenza espressiva dei pezzi d’annata, inoltre, si contrappone l’ermetismo delle nuove canzoni (che comunque era la prima volta che ascoltavamo e che quindi rimandano a maggiori approfondimenti per un giudizio più circostanziato).
Mimì Clementi non spiccica una parola più del necessario; a parte una dedica a Oreste (chi è?), non saluta, non annuncia i pezzi, non ringrazia. Come al solito.
Ma comunque a fine concerto sono tutti soddisfatti, contenti di aver (ri)trovato una band che s’è riunita non per la solita marchetta, ma per provare ancora una volta a scavare solchi nei nostri cuori e a proiettare lampi sulle nostre anime.
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