Mama.In.Inca: Lenzuola In Disordine

Primo disco per i padovani Mama.In.Inca che tentano di tenere in equilibrio pop rock, noise e malinconia melodica

Mama.In.Inca

Lenzuola In Disordine

(Cd, CinicoDisincanto, 2008)

rock d’autore

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Il trio padovano Mama.In.Inca, a quattro anni di distanza dal loro Ep di presentazione Le Rose e Le Spine, pubblica queste undici tracce di musica italiana d’autore, composte da giri armonici stridenti su brani prevalentemente melodici. Sostanzialmente troviamo per metà disco brani leggermente carichi di chitarre che si alternano ad altre tracce pacate e distese, in cui il piano e in misura minore gli strumenti ad arco la fanno da padrone, gettando dei chiaroscuri sull’intero album che lo rendono un lavoro studiato con una certa personalità.

Assistiamo inizialmente ad una rapida sequenza di brani con passaggi distorti di tanto in tanto dissonanti, come La Moda della Moda, Stasi e Martini (qui con dell’elettropop), generalmente il ritmo è piuttosto lineare ma vibrato in alcune parti che rendono un po’ alternativo il suono costantemente monotono. I testi sono discreti, i toni decisamente malinconici, che si lasciano cavalcare dalla facciata del rock pop da una parte e l’alternative noise dall’altra.

La notturna Mimì è il primo brano delicato del disco che si conclude con un’orchestrazione di violini, poi la parte centrale del disco lascia perplessi, con Il Mio Abito Migliore abbastanza insipida, 9 Millimetri noiosa con tanto di tromba dal sapore latino e Post IT con giochi di arpeggi troppo ripetitivi.

In Inca sembra riprendere ritmicamente il primo brano del disco dando l’impressione di un già sentito, poi parte un’introspettiva Ma Boheme, che scava nella tradizionale musica d’autore malinconica, adornata dall’uso delle chitarre distorte..Si riaccende il finale con il pop rock de Il Gelo di Giugno, il brano più solare del disco.e poi si chiude con un’intensa Resina sovrastata dal pianoforte e il violino.

La sensazione negativa è che la voce risulta troppo infossata ed incolore, con un’ugola vibrante ci troveremmo di fronte a pezzi ancora più intensi, inoltre i brani non hanno variazioni particolari e sebbene nel complesso il disco sia apprezzabile, manca una maggiore costruzione della forma canzone, spesso troppo statica, e dire che il talento compositivo non manca affatto ai Mama.In.Inca. Il disco comunque può essere ascoltato interamente sul loro sito, e vista la necessità di farsi conoscere è sicuramente una mossa gradita che molti autori emergenti dovrebbero iniziare a seguire, visto che di campare coi dischi ora non è più possibile.

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Luca Paisiello
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