L’incantesimo dei Black Heart Procession

The Spell è probabilmente l'apice della carriera della band di San Diego. Suona come angeli e demoni che fanno l'amore.

The Black Heart Procession

The Spell

(Cd, Touch and Go/Wide, 2006)

gotico americano, folk, rock

9/10

Rieccoli. La Processione del Cuore Nero è tornata per rimestare nel torbido degli ascoltatori affascinati dal lato oscuro dell’anima.

A quattro anni da Amore del Tropico sentivamo davvero il bisogno di un nuovo disco dei Black Heart Procession.

E loro, quasi ad essersene accorti, hanno realizzato uno dei dischi migliori della loro carriera.

Lasciate da parte le irruenze e le sofisticatezze cerebrali di ADT, The Spell stilisticamente sta in mezzo a 2 e 3 (i primi tre dischi dei TBHP si chiamano con un numero), ovvero riprende da 2 la passione per le atmosfere tristi ed oscure e da 3 qualche tentazione uptempo e qualche timida accelerata rock, quelle che poi sarebbero diventate il carattere predominante di Amore del Tropico.

The Spell è un incantesimo vero e proprio. Cattura l’ascoltatore in un mood da cui è impossibile uscire, ci trasporta in un magma sonoro fatto di chitarre, pianoforte, violino e sega a nastro, in cui la batteria di Joe Plummer fa un grandissimo e sofisticato lavoro. Il piano di Tobias Nathaniel è sempre pronto ad inseguire i classici per produrre arrangiamenti sofisticatissimi o per, più semplicemente, perdersi in linee melodiche struggenti. Pall Jenkins canta ispirato come non mai, a volte rassegnato, più spesso disperato; accarezza e stupra le sue chitarre alla bisogna e si ricorda poco della sua sega a nastro a vantaggio del violino di Matt Resovich, a dire il vero un po’ sacrificato dal mixing finale. Il basso di Jimmy LaValle (già con i Tristezza e leader degli Album Leaf) è preciso, puntuale e – soprattutto – profondo come gli abissi dell’oceano. Insomma, con questa formazione, in questo momento, probabilmente i Black Heart Procession sono al loro apice.

La forza e la potenza di The Spell è quella di essere composto da canzoni che possono in grado di commuovere e di condurre l’ascoltatore anche alle lacrime; tutti i brani sono caratterizzati da una scrittura schietta, immediata e allo stesso tempo sofisticata. Le atmosfere sono sempre meste, ma senza mai quel senso di autocompiacimento o di “parlarsi addosso” che caratterizza altre produzioni di questo genere.

Insomma, The Spell è un album che non aggiunge nulla di nuovo alla cifra stilistica dei Black Heart Procession, ma semmai ne rappresenta l’apice.

Poco più avanti, nell’intervista che abbiamo raccolto, Pall definisce la loro musica come angeli e demoni che fanno l’amore: questo è gotico americano, ragazzi. Prendere o lasciare. Ma è meglio prendere!

Intervista ai The Black Heart Procession

 

(realizzata con la fattiva collaborazione di Nicola Wheeler)

In un marzo che ancora non voleva lasciar vedere la primavera, abbiamo incontrato Pall Jenkins (voce & chitarra) e Tobias Nathaniel (pianoforte). Pall è, come al solito, vestito tutto di jeans, mentre Toby ci sorprende con capelli lunghissimi e una barbetta incolta. Pall ha un sorriso che parte dagli occhi: è realmente contento di incontrami di nuovo (ci conosciamo da sei anni), mentre Toby prova a superare la sua timidezza facendomi vedere il suo anello nuziale. Entrambi provano a cacciare via lo straniamento prodotto dal cambio di fuso orario col primo di una lunga serie di cappuccini.

Seppure sanno che sarà una lunga giornata in cui spesso si troveranno a ripetere le stesse cose (siamo onorati di essere i primi ad incontrarli nel loro press tour europeo, che prevede ben due giornate in Italia), sono davvero contenti di ricominciare da capo con la band, la promozione dell’album il tour e tutto ciò che, pure volendo, proprio non riescono a trasformare in una routine che si tengono stretto come il mestiere più bello del mondo.

Rock Shock. Sta per uscire The Spell, il vostro nuovo album. Amore del Tropico era una specie di concept album. Lo è anche The Spell?

Pall. Non realmente e sicuramente non allo stesso livello, dato che Amore del Tropico era concepito anche come una serie di video concatenati, un DVD, ecc. Realizziamo sempre i nostri dischi in maniera cinematica, per raccontare una storia con un inizio e una fine. Tuttavia The Spell è stato concepito come un album per essere essenzialmente suonato dal vivo.

Toby. Penso che molto di quello che facciamo abbia un unico filo conduttore e in questo senso sia “tematico”. Ma per Amore del Tropico c’è stata un’importante fase di postproduzione, necessaria perché era un album molto concettuale, cosa che invece non è successa per The Spell.

R. Cosa si devono aspettare i vecchi fans? E come descriveresti The Spell al potenziale vostro nuovo pubblico

T. I vecchi fans troveranno i nostri elementi caratteristici di sempre anche in questo disco, ma espressi in maniera più immediata. In verità è sempre difficile rispondere a domande come questa, spiegare i motivi per cui abbiamo scelto certi suoni, ecc. In tutta sincerità, ci siamo seduti ai nostri strumenti e abbiamo scritto e realizzato quest’album di getto e il risultato è quello che senti.

P. In realtà spesso succede che finché non cominci a provare un giro armonico e a giocare con la musica non riesci veramente a capire dove il tuo lavoro ti porterà questa volta. Ci rendevamo conto di quello che sarebbe stato il disco mano a mano che andavamo componendolo; sapevamo però da subito che volevamo un tipo di scrittura più semplice ed immediata rispetto a ADT. A volte non ti rendi bene conto di cosa hai tirato fuori in una canzone – di cosa volevi realmente dire – finché non cominci a suonarla spesso in tour. Penso che i testi e la musica siano quasi come delle premonizioni, un modo per esprimere il futuro e per espellere qualcosa fuori da te stesso. E’ per questo che non sempre c’è una regione ben precisa per questa o quella scelta: semplicemente accade. Di sicuro sapevamo che avremmo voluto scrivere e che stavamo scrivendo un disco più scuro e più cupo di quelli del nostro recente passato. Cercavamo un suono più denso e più pesante rispetto a ADT; tuttavia le nostre canzoni hanno sempre elementi sia di luce che di oscurità e proviamo sempre a viaggiare attorno a questi due elementi.

R. Volete provare a descrivere con poche parole come suona questo disco, per farlo capire a chi non vi ha mani sentito?

P. Come gli angeli ed i demoni che fanno amore.

R. Le vostre canzoni sono fuori dal tempo. Nel senso che il sound non insegue le mode e che i testi non sono di stretta attualità. A meno che non siete dei veri e propri Casanova e quindi la vostra attualità personale sono le storie d’amore…

T. Come la maggior parte della gente, facciamo dell’esperienze che influenzano la nostra vita artistica. Quindi le canzoni che scriviamo riflettono la nostra vita. Allo stesso tempo però ci piace lasciare un certo grado e una certa libertà di interpretazione al nostro pubblico. Le nostre canzoni non è detto che siano il frutto di una nostra diretta esperienza, ma magari sono solo il modo in cui noi interpretiamo una certa situazione, che lasciamo volutamente ambigua affinché arrivi all’ascoltatore e possa lui stesso filtrarla attraverso la sua sensibilità e, quindi, parlargli direttamente, in modo che ognuno possa dargli un senso personale.

P. Penso che quest’album, tocchi i temi dell’odio e dell’amore, della guerra e della pace, che si intrecciano nella vita della gente. Con questo album ognuno può interpretare questi temi secondo il proprio vissuto. Noi ci limitiamo a raccontare le cose come stanno e, soprattutto, come le vediamo noi. Il senso di The Spell (che significa “l’incantesimo”, ndr) è che ognuno di noi può essere sotto l’influenza di un’incantesimo d’amore, o ad opera del governo, o semplicemente ad opera di qualcun altro. Questo è il vero filo conduttore del disco. Da ADT a The Spell sono successe un sacco di cose nel mondo e credo che nel nostro ultimo album ci siano almeno un paio di canzoni che riflettano cosa è cambiato politicamente. Io non sono un politico e non ho né soluzioni né suggerimenti per nessuno: le mie canzoni sono semplicemente la mia reazione a quello che mi circonda.

T. Lo stato delle cose non può non influenzare la nostra musica.

R. Sono passati quattro anni da Amore del Tropico. E’ un sacco di tempo, cosa avete fatto in questo periodo? Qualcuno qui in Italia ha parlato anche di uno scioglimento della band.

T. Abbiamo lavorato duramente su ADT per 9 mesi e subito dopo abbiamo fatto il DVD. E poi siamo andati in tour per un anno e mezzo. Al termine abbiamo deciso che era il momento per una vacanza. Personalmente mi sono trasferito da San Diego a Portland, dove mi sono sposato. Dopo abbiamo sibuti cominciato a scrivere The Spell, sospendendo qualsiasi altra attività che potesse interferire col nostro processo creativo.

P. Io ho messo su uno studio di registrazione e ho lavorato con altre band e altri progetti. Da sempre con i Black Heart Procession arriviamo un punto in cui abbiamo bisogno di sospendere con la band e dedicarci ad altre cose, questa volta inoltre abbiamo deciso uno stop per la sopravvivenza stessa della band. Sono le cose della vita.

R. Negli ultimi quattro anni la musica ha riscoperto l’influenza degli anni ’80. Ci sono un sacco di band di successo che si rifanno a quel periodo. Cosa ne pensate? E cosa avete ascoltato in generale in questo periodo

P. Mi piacciono gli anni 80! Alcune cose di quel periodo erano buone, ma io ultimamente sto ascoltando un sacco di psichedelica. Inoltre un mio caro amico ha aperto un negozio di dischi a San Diego così ho accesso a un sacco di musica differente.

T. Negli ultimi quattro anni sono tornato alle mie origini metal (e oggi Toby ha i capelli lunghi fino alle spalle e una barbetta da talebano; gli manca giusto qualche piercing e potrebbe essere uno dei Korn! Ndr). E’ per questo che suono il piano, perché a un certo punto le mie dita hanno saputo da sole esattamente dove andare e sono andate verso lo strumento che esprimesse meglio ciò che c’è nel mio cuore. Ultimamente ho ripreso a giocare con la chitarra, ma con una nuova consapevolezza. Mi sto divertendo un sacco ad ascoltare e suonare metal!

P. Toby ha una metal band davvero forte!

R. E’ per questo che ti sei fatto crescere i capelli?

T. Anche per questo (ridendo. A microfoni spenti Toby ci ha poi spiegato che il suo è un look vagamente mediorientale che va di moda a Portland come segno di dissenso verso la “politica” estera americana).

R. Pal, so che hai collaborato con i Devics. Com’è andata?

P. Sono stato in studio con loro a giocare con la mia sega a nastro. Sono dei buoni amici da molti anni e così sono venuti nel mio studio a registrare parte del loro ultimo disco. Sono stati giorni davvero convulsi, stavo cambiando il software di registrazione e nel mio studio c’erano un sacco di problemi tecnici in quella settimana, ma siamo riusciti lo stesso a fare un buon lavoro. Sono dei grandi musicisti e i Devici sono una grande band.

R. Sul booklet di The Spell leggo che è stato registrato nel 2005. Come mai esce solo ora?

T. Lo abbiamo finito il 22 dicembre. In realtà esce solo pochi mesi dopo il termine della lavorazione.

P. Abbiamo un sacco di energie, ma non abbastanza da girare il calendario! (ridendo di gusto, ndr)

T. Vedremo di farcela per il prossimo disco! (altre risate, ndr)

R. Ora al basso c’è Jimmy LaValle dei The Album Leaf. Com’è arrivato nei BHP? E’ un nuovo membro della band a tutti gli effetti? Vi accompagnerà anche nel tour?

P. Jimmy è nostra amico da un sacco di tempo e ha lavorato con noi negli ultimi diciotto mesi.

T. Eravamo arrivati a un punto in cui nella nostra formazione si alternavano quattro bassisti differenti. Dovevamo decidere per uno di loro e Jimmy disse “ragazzi, mi piacerebbe davvero suonare con voi”.

P. Ma Jimmy ovviamente ha anche i suoi The Album Leaf, così nella parte primavera/estate del tour sarà con noi Scott Marcardo. E così ancora una volta non abbiamo un bassista fisso! Nel toru si alterneranno in due.

R. E cosa mi dici di Matt Resovich (violinista)? E’ un membro fisso della band anche lui? Anche lui suonerà dal vivo? Ha sostituito la tua sega a nastro?

P. Forse in un certo senso è un sostituto della mia sega a nastro. Quando le canzoni diventano troppo “piene” e io sono impegnato alla chitarra, ci pensa lui col suo violino ad ingannare tutti e farci pensare che la sega ci sia lo stesso.

Scherzi a parte, Matt è musicista di talento in grado di impreziosire la nostra musica sia con intuizioni melodiche che con parti vocali. Spesso capita che io propongo una melodia e lui lavora all’armonia; lo stesso fa con il piano di Toby. Lavora molto bene con noi, valorizzando ed impreziosendo il nostro lavoro.

T. Inoltre faceva parte della prima formazione dei BHP. Conosce bene le tensioni che abbiamovissuto all’inizio.

R. Stavate cercando un violinista o è arrivato per caso?

T. Gli chiedemmo di suonare alcune parti di ADT e ci ha seguito anche per un giro di concerti. Abbiamo apprezzato tantissimo il suo operato e soprattutto ci siamo trovai bene a livello umano. E così è di nuovo con noi.

P. Inoltre Matt suona con i The Album Leaf di Jimmy. Ma è Jimmy che ce lo ha rubato!

T. Ma noi ce lo siamo ripreso indietro!

P. Scherziamo ovviamente. Siamo tutti buoni amici e lavoriamo con piacere insieme.

R. Avete premiato il pubblico italiano con un live uscito solo per loro, come allegato de Il Mucchio Selvaggio. C’è un feeling particolare che vi lega all’Italia, a parte le origini di Pal (che ha la madre siciliana, ndr). Come ve lo spiegate?

P. Gli italiani hanno buon gusto! In tutto, nella moda, nella cucina, nella musica. Nella musica in particolare! (risate generali, ndr)

T. Mi piacerebbe spiegare il feeling che c’è tra noi e il pubblico italiano, ma davvero non ne sono capace. P. Spiagge belle, donne belle…

R. Forse siamo romantici come la vostra musica?

P. Forse, non so. Sono felice di rendere la gente felice. Mi fa sentire davvero bene.

I Black Heart Procession sono in tour in Italia proprio in questi giorni.

 

Ecco il calendario:

9 maggio Bologna Nuovo Estragon

10 maggio Roma Cube

11 maggio Mestre (VE) C.S. Rivolta

12 maggio Torino Hiroshima mon amour

13 maggio Firenze Flog

14 maggio Legnano (MI) Jail

I TBHP sono:

Tobias Nathaniel – Piano, Bass, Organ, Guitars, Tympani, Wurlitzer

Pall Jenkins – Guitars, Vocals, Bass, Organ, Synth, Lap Steel, Saw

Joe Plummer – Drums, Percussion,

Matt Resovich – Violin, Wurlitzer, Synth, Lapsteel

Jimmy LaValle – Piano, Bass, Reverb Tank, Organ


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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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