Letatlin
Seaside
((R)esisto)
post-punk, indie, elettronica
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![](https://www.rockshock.it/wp-content/uploads/2022/11/Cover_seaside_Album-300x300.jpg)
Dopo una serie di EP post-rock-noise, i Letatlin, al secolo Marc Mal De Vivre e Hans Plasma, scoprono drum machine, sample e sintetizzatori.
Il loro suono prende quindi una deriva più elettronica, e nasce il primo album, acclamato da pubblico e critica soprattutto all’estero. A questo, seguono altri lavori, fino ad approdare a Seaside, interamente suonato e prodotto dal duo, nel quale prendono forma landscape post-punk con venature Krautrock.
Seaside è un viaggio nei vari paesaggi mentali e fisici che i Letatlin hanno attraversato negli anni dedicati alla stesura (dilatata) di queste tracce, e di cui valeva la pena parlare. Ecco quindi passare da landscape marini, località nostalgiche di mare che però esistono solo nella nostra mente (la title track) e spiagge anni ’60 in cui il caldo scioglie il trucco delle dive (La Mouche), a quelli dei sentimenti freddi e ghiacciati (The Return of the Yeti) o del dolore di un ospedale (Don’t Wink at Me). Fino ad approdare a landscape psichici (Psych) e perfino a paesaggi alieni popolati da strani personaggi che fanno un pic-nic (Picnic in the Sun).
Il paesaggio diviene espressione di sentimenti, ambientazione di eventi che rappresentano momenti di vissuto. E a sottolineare ogni spazio, l’elettronica, che si esprime in toni più pop (La Mouche, dove si sente forte l’influenza degli Sparks), rock (Don’t Wink at Me), post-punk (A Body with Two Heads) e perfino western (Mexican Serenade), usando indistintamente diversi idiomi per regalare a questi pezzi un’indole dal forte sapore cinematografico.
Il ciclo che alterna lentezza e velocità alla base del lavoro dei Letatlin è anche ciò che permette loro di analizzare quanto gli sta intorno e di raccontarlo in modo fresco, ma anche più filtrato, costringendo l’ascoltatore a un esame più attento dei testi e dei suoni, per trovare il sottile confine tra realtà e finzione.
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