Laín: recensione di Line Of Light

Con l'album d'esordio Line Of Light, Leonardo Guarracino in arte Laín estrapola le melodiche radici dell'alt-folk d'oltreoceano per fonderle con atmosfere elettroniche ambient e ad una vocalità slacker dalla gradazione morbida, morfinosa e sensuale

Laín

Line Of Light

(Soundinside Records)

indie rock, folk ambient, elettro folk, alt-folk, soft rock

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Laín-recensione di Line Of LightAnticipato dall’uscita dei singoli Dust, Hourglass e Lifter, il cantautore partenopeo Leonardo Guarracino in arte Laín manda alle stampe il suo album d’esordio intitolato Line Of Light, edito per l’etichetta Soundinside Records e prodotto da Stefano Bruno e Jex Sagristano.

Le otto tracce di Line Of Light, mostrandosi come altrettante istantanee sfocate che scorrono da dietro il finestrino chiuso di un treno in movimento, ritraggono un repertorio contaminato che trae ispirazione dalla musica folk rock acustica e intimista di matrice anglo-americana, creando un perimetro epidermico e sonoro dai suggestivi intrecci armonici e melodici, in cui atmosfere synth ambient, soffici distorsioni psichedeliche, luccicanti ballate elettroniche e arpeggi vellutati aleggiano su desolati paesaggi notturni e sognanti, facendo da cornice alla foschia emotiva della contemporaneità ed evidenziando, contestualmente, una sensibilità narrativa minimalista, inquieta, ombrosa ed introversa.

Leonardo Guarracino, celandosi dietro il monicker Laín, estrapola le melodiche radici di quell’alt-folk d’oltreoceano degli anni ’90 per fonderle a una vocalità slacker dalla gradazione morbida, morfinosa, sensuale e microfiltrata, quando lievemente lacerata quando discretamente placata e sussurrata, esaltando quella linea di luce che funge da raccordo tra chitarra ed elettronica, e avvolgendo questa prima esperienza cantautorale con un pathos cellophanato e malinconico dai contorni granulosi e chiaroscurali.

 

Se da un lato le tematiche di Line Of Light ruotano intorno a contenuti intimi e profondi come amore, fragilità, depressione, nostalgia, incomprensioni e fiducia verso il prossimo, dall’altro fanno i conti con tutte quelle domande che non avranno mai una risposta e con quelle risposte sempre più difficili da accettare, insieme alla cosciente disillusione che non tutto potrà mai essere sotto il nostro controllo, condensando sollievo e afflizione nella metafora della clessidra, così da immaginare in alto il futuro, in basso il passato e in mezzo quella strozzatura che idealmente riproduce l’inafferrabile presente, in un confronto bipartisan tra mondo interiore e mondo speculare.

Quasi a svelare un ascendente dall’impulso autobiografico e nel tentativo di rimanere aggrappati alla vita facendo ancora affidamento sulla forza della condivisione, quale antidoto naturale per sconfiggere il peso alienante della solitudine e per divincolarsi da certe restrizioni dettate da un’etica sempre più imbrigliante, Leonardo Guarracino alias Laín scandisce l’urgenza scritturale di esprimere e mettere in musica il proprio percorso introspettivo, cercando di reperire un rifugio nella bolla protettiva dei ricordi e passando attraverso quel restringimento simbolico e concettuale dove i momenti cruciali del nostro vivere quotidiano scivolano via ininterrottamente, istante dopo istante, granello dopo granello, posandosi sul fondo di quell’involucro dall’anima trasparente come silenziosi segreti, come frammenti di polvere e cenere.

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