Intervista ai 2Pigeons, passato e futuro dell’elettronica

2 Pigeons, ovvero come prendere due piccioni con una fava: sperimentazione e sensibilità melodica. Da Milano una band apolide e da ascoltare. Senza riserve

I 2Pigeons sono composti da Kole (albanese) e da Chiara (italo-americana), di stanza a Milano. Un duo che vuole essere considerato una band (cfr sotto), ma soprattutto un esordio folgorante che sta facendo incetta di riconoscimenti (Premio Demo) e sta catturando l’attenzione della critica. Ora tocca al pubblico farsi avanti.

RockShock. Cominciamo dal nome, 2Pigeons significa due piccioni, o sbaglio? Perché questo nome?

Pienon2 (Chiara). Quando abbiamo cominciato a cercare il nome di questo progetto è venuto fuori, scherzando, questo 2 Pigeons, due piccioni. All’inizio ci abbiamo riso su, ma poi ci è piaciuto, in particolare per l’idea dei piccioni viaggiatori.

RS. Volete provare a definire in qualche modo la vostra musica?

Pigeon1 (Kole). Da altri (Fabrizio Galassi) è stata definita free-pop e a noi sta benissimo. Rispecchia un po’ la nostra volontà di essere comunque liberi dagli schemi ma di, allo stsso tempo, comporre canzoni pop. Free-pop è un po’ una contraddizione in termini, “free” rimanda al free jazz, all’assoluta libertà dagli schemi, mentre il pop è un genere strettamente codificato. Anche noi siamo ambivalenti, da una parte completamente liberi di sperimentare, dall’altra ci siamo dati certe regole.

RS. Anche quella di non usare computer è una delle vostre regole? In studio e dal vivo usate uno strano armamentario. Volete provare a descrivercelo per sommi capi?

Pigeon1. Al di là della nostra strumentazione (una tastiera, un piano digitale, un sintetizzatore, kaos pad e loop station), sì, quella di non usare computer è una delle nostre regole. Dal vivo soprattutto, non dico che cerchiamo l’errore ma la possibilità è sempre lì in agguato e a noi piace conviverci. In studio e dal vivo abbiamo la stessa strumentazione; portarci un computer sul palco … è un po’ come avere un terzo elemento che non sbaglia mai. Rispettiamo chi ha un approccio di questo tipo, ma comunque non è il nostro. Preferiamo usare macchine che conservino (e lascino prevalere) la nostra umanità.

RS. Sulla vostra cartella stampa c’è scritto che tenete molto ad essere considerati una band e non un duo.

Pigeon2. Sì; suoniamo un insieme di strumenti e in un modo che sarebbe tipico di una band e riusciamo ad ottenere lo stesso risultato anche dal vivo. E’ per questo che vogliamo essere considerati una band, anche perché la formazione a due è spesso associata a formazioni acustiche o comunque con un sound ridotto all’osso. Non che deprechiamo questa scelta, anzi. ma semplicemente non è la nostra. E quindi, siamo in due ma suoniamo come una band.

RS. In qualche modo il vostro album sembra guardare contemporaneamente al passato e al futuro. Siete d’accordo? Se sì, quale passato e quale futuro?

Pigeon2. Molto bella questa domanda. Sì, è vero, guardiamo sia al passato e sia al futuro. Al futuro perché in fin dei conti suoniamo elettronica e siamo convinti che sia un campo in cui ci sia ancora molto da sperimentare. Al passato perché abbiamo un profondo rispetto per tutta la musica che è stata fatta fino ad oggi e che inevitabilmente ci influenza.

RS. Tra tutte le vostre canzoni, mi ha colpito molto Broken Umbrella (che fa parte del recente Land, edito da La Fabbrica e di cui pubblichremo la recensione nei prossimi giorni), ndr. Un brano come questo, ad esempio, come nasce? Partite da una linea vocale? Da una melodia? Quanto la vostra musica è “composta” e quanto invece è frutto di improvvisazioni o del caso?

Pigeon1. Broken Umbrella è nata da una idea di Chiara, una linea melodica che ha trovato improvvisando cantando, l’ha portata in studio e ci abbiamo lavorato su. Le nostre canzoni nascono un po’ tutte così: magari io trovo un ritmo o una sequenza di percussioni che ci piace e partiamo da lì, altre volte da una melodia, o da una linea di basso, o dalla voce di chiara, appunto. Senza regole, con l’unica regola che già conosci: niente computer.

RS. Quando il vostro sound è influenzato da quanto accaduto in post-produzione?

Pigeon1. In realtà molto poco. Il disco è stato registrato in casa e mixato nello studio di Giulio Favero. Il suo aiuto è stato molto prezioso per rendere uniforme il disco, che era stato composto e registrato in tempi e momenti molto diversi e quindi soffriva di una certa disomogeneità, ma ci ha pensato Giulio.

RS. I testi sono in inglese: state cercando visibilità anche all’estero? Di cosa parlano le vostre canzoni?

Pigeon2. I testi sono in inglese essenzialmente perché io sono italo-americana e l’inglese è la mia lingua preferita per scrivere. Visibilità all’estero … certo, abbiamo ancora tanto da lavorare a riguardo ma stiamo già guardando oltre confine. I protagonisti delle nostre sono degli animali, veri o immaginari, e le loro avventure. Ma anche elementi della natura; i nostri testi sono in realtà tanti piccolissimi racconti.

RS. Il punto debole della scena indie italiana è la distribuzione. Anche chi come voi trova un’etichetta poi per trovare il cd … è un po’ una caccia al tesoro. Chi volesse accostarsi alla vostra musica come può fare?

Pigeon1. Sia il nostro primo Ep che questo nuovo Cd potete ordinarli direttamente a noi, comprarli ai nostri concerti o ascoltarli su Myspace. Prestissimo dovremmo avere anche una distribuzione nazionale e quindi arrivare nei negozi specializzati e a una situazione in cui i nostri dischi siano quantomeno ordinabili online o prenotabili in un negozio.

http://www.myspace.com/2twopigeons

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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