Intervista a Luchè

Si chiama L1 il nuovo disco di Luchè che, dopo essersi diviso da 'Nto con cui formava i Co'Sang, ha deciso di dar vita ad un nuovo percorso da solista che lo ha visto protagonista di un restyling completo, dal look al flow, dalle basi alla metrica. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua idea di hip-hop

luchèSi chiama L1 il nuovo disco di Luchè che, dopo essersi diviso da ‘Nto con cui formava i Co’Sang, ha deciso di dar vita ad un nuovo percorso da solista che lo ha visto protagonista di un restyling completo, dal look al flow, dalle basi alla metrica.

Nuovo anche l’utilizzo della lingua italiana, che si sostituisce al napoletano, nuovi i concetti espressi nei testi, grande voglia di dimostrare il suo talento.

Interessanti i featuring di Emis Killa e Marracash, nonché Fuossera, Corrado e Club Dogo e la scelta di aprire le danze con un pezzo che funge da outro nel disco: S’il vous plait, primo video del disco.

RockShock. Le sonorità del tuo disco solista L1 sono diverse da quelle dei Co’Sang con influenze pop, rock e dance tanto che nel brano “Appena il mondo sarà mio” dici tu stesso che “esiste l’Hip Hop italiano e poi esisto io”. Volevi forse creare un genere alternativo vicino al Rap, ma dissimile per molti aspetti oppure solo dare una nuova immagine al tuo nuovo sentire questa musica?

Luchè. Direi la seconda, non credo di aver creato un genere nuovo, ma solo di aver dimostrato di poter avere uno stile mio pur rimanendo fedele al genere e alla cultura hip hop.

RS. A proposito del tuo nuovo io, i Co’Sang piacevano molto nell’underground, per basi testi e flow. Pensi che la tua nuova veste rispecchi la nuova scena italiana?

L. La scena italiana ha sempre avuto un lato più underground ed uno più mainstream. I CoSang piacevano molto nell’underground, e questo ci ha solo limitati, infatti dopo anni mi sono reso conto che i nostri pezzi erano ascoltati solo a Napoli e che il mercato underground è molto pretenzioso, ma poi non fa girare i soldi, infatti i dischi non si vendono o le persone ai concerti non vengono. Il mio stile di ora rappresenta solo me e nessun altro, sono una persona maturata che ha fatto più esperienze e ha anche capito un po’ di più come va il business della musica oggi in Italia.

RS. Il disco è uscito il 19 Giugno, quindi già da qualche mese. Che riscontro hai avuto?

L. Molto positivo. Sono consapevole che si tratta di un nuovo inizio e potevo contare sulla mia fan base di sempre che dopo lo scioglimento dei CoSang si è divisa, molti si sono messi contro di me perché mi ritenevano l’autore dello scioglimento stesso quando non è assolutamente così, quindi ci vorrà tempo per conquistare il mercato italiano e dimostrare che, anche da solo, posso far bene. Da poco sono anche entrato a far parte della scuderia di Roccia Music di Marracash e credo che L1 abbia giocato un gran ruolo in questo passo perché è come se fosse il mio biglietto da visita.

RS. Parlaci del disco L1. Vuoi innanzitutto spiegarci il significato del titolo?

L. Molto semplice, vuol dire il primo disco di Luchè. E’ un album fatto subito dopo lo scioglimento dei CoSang, in cui ho usato alcune strofe che avevo scritto per il disco dei CoSang mai più uscito e tutte le strumentali sono fatte da zero insieme a Rosario D-Ross, Geeno e Sarah Tartuffo. E’ un disco forse meno arrabbiato dei miei soliti pero’ comunque introspettivo e in alcuni tratti dark.

RS. Tu stesso in un’intervista hai dichiarato che i contenuti di prima narravano “quello che ci circonda” mentre adesso sei proiettato verso le “esperienze personali”.  Come ti è cambiata la vita in questi mesi?

L. Mah, diciamo che la mia vita è cambiata da un bel po…  il mio stile di fare rap è iniziato col raccontare le mie esperienze e la realtà cruda che mi circondava, poi col tempo, essendomi anche allontanato da certe situazioni e avendone vissute delle altre, mi sono reso conto che il mondo non gira intorno alla criminalità della mia città e quindi pian pian è nato il desiderio di raccontarmi e di uscire un po’ da certi schemi. Fortunatamente adesso conduco un’altra vita, non sono più in strada a cercare di truffare il prossimo come facevo qualche anno fa, ma mi dedico alla musica 24h e sto anche aprendo un ristorante. In più viaggio parecchio, quindi incontro persone di tutti i tipi e mi va di raccontarlo.

RS. Parlaci dell’etichetta che produce il disco e le prossime date del tour.

L. Il disco è uscito sotto AreaLive/Edel pero’ è una partnership tra me, Rosario D-Ross e Area Live che oltre ad essere un’etichetta è anche la mia agenzia di booking. Stiamo chiudendo prossime date a Napoli, Roma e Salerno.

RS. Per il disco L1 sono già usciti tre video. Quanto è importante a tuo avviso, in Italia, la realizzazione del video per la promozione di un pezzo e dell’intero album?

L. Credo sia alla base di tutta la promozione. Credo che la musica di per se non basti più per far uscire fuori la personalità di un’artista, bisogna affiancarla a video di alta qualità con idee originali, documentari sulla storia e vita dell’artista per essere sempre presenti sul web che è l’unico mondo che resta a noi artisti indipendenti per arrivare a tanta gente.

RS. In generale in Italia molti ragazzi che ascoltano Rap hanno poca conoscenza della cultura Hip Hop. Alla luce di questo credi che il tuo disco lasci la voglia di essere riascoltato?

L. Spero proprio di si… Credo di aver fatto dei brani complessi ma di significato, tranne un paio di tracce più “leggere” e che il disco abbia dei beat ottimi e originali e io credo di aver il mio stile, il mio modo di comunicare e di raccontare le cose… E’ di sicuro un disco che va digerito, che magari viene apprezzato con più ascolti quindi… spero proprio di si!

RS. Leggendo i commenti su Youtube sotto ai video dei Co’Sang, molti ragazzi di quartiere si sentono traditi e abbandonati. Voi parlavate alla gente che sta in strada, cosa vuoi dire a queste persone?

L. Che la vera gente di strada è quella che fa i soldi, non quelli che pur abitando in periferia si lamentano di non aver niente e che magari stanno a casa comodi senza un euro fino a quando si sposano e fanno i figli che mi lasciano i commenti su youtube. La gente di strada non lascia i commenti su youtube… Se alcuni credono che non parli più a loro, beh, vuol dire che non sono cresciuti con me, sono rimasti al 2005 dove avevamo tutti 25 anni, adesso ne ho 32 e vivo la vita di un uomo di 32 e se loro non si rispecchiano più in quello che dico, allora sono rimasti a 8 anni fa. Ricordo quello che mi dicevano i miei amici di strada ancor prima di fare il primo disco, la vera gente di strada mi diceva di cantare subito in italiano perché col dialetto non si fanno i soldi, la gente di strada pensa solo ai soldi, quindi credo che una vera persona di strada possa solo condividere il mio tentativo di crescita. Se non capisci questo per me non sei di strada.

RS. In America la vita personale dei rappers entra molte volte nel gossip di giornali anche molto accreditati. Tu sei fidanzato?

L. No, al momento sono single, ho avuto due storie lunghe a distanza che mi hanno segnato. Adesso non ho una relazione fissa purtroppo e credo che la vita che conduco da qualche anno a questa parte non mi permetta di avere il tempo necessario per coltivare una relazione.

RS. Nel pezzo Rockstar con Marracash dici “sono risorto in italiano”, infatti hai abbandonato il rap napoletano che ti permetteva giochi vocalici maggiori grazie al potente flow del dialetto partenopeo. Lo fai per aprirti a tutti, per allargare il raggio dei tuoi ascolti?

L. E’ solo una provocazione, un po’ per far capire a chi non condivide la mia scelta che il pubblico underground pretende di dirti cosa devi fare, di decidere se sei vero in base alla lingua con cui ti esprimi, pero’ poi ti lascia lì, povero e disilluso… Non lascio il dialetto per sempre, se un beat mi ispira il dialetto scrivo in dialetto, comunque si, l’italiano è per riuscire a farmi ascoltare in tutt’Italia.

RS. ”Figli dell’odio” feat Fuossera è il pezzo più underground accanto a “I Run NA” e sono anche i brani che mi sono maggiormente piaciuti. Quali sono a tuo avviso le canzoni “riuscite meglio” o alle quali ti senti più vicino o che ti hanno dato maggiore soddisfazione?

L. Sono felice di tutto l’album. “Appena il mondo sarà mio” per me è il pezzo più riuscito e quando lo facciamo live sprigiona un’energia assurda. “Figli dell’odio” è di certo un brano che più ricorda lo stile originario di Poesia Cruda e mi piace tantissimo per questo. Ripeto, sono molto felice del disco anche se ora sono già proiettato su L2 ” La via dei sogni infranti” in uscita a breve!

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