I’m not a Blonde: recensione di Welcome Shadow 

Con Welcome Shadow il duo femminile I’m not a Blonde esplora l’oscurità e le ombre, addentrandosi nei sentimenti più cupi e scuri; il tutto con sonorità elettro molto raffinate che si uniscono ad una vocalità di matrice dream pop assolutamente accattivante. 

I’m not a Blonde

Welcome Shadow

(INRI/Metatrone)

electro-pop, dream pop

_________________

I’m not a Blonde  Welcome Shadow  recensione (1)Con Welcome Shadow il duo femminile I’m not a Blonde esplora l’oscurità e le ombre, addentrandosi nei sentimenti più cupi e scuri; il tutto con sonorità elettro molto raffinate che si uniscono ad una vocalità di matrice dream pop assolutamente accattivante.

Il lavoro (che fa parte di un progetto più ampio che prevede la pubblicazione di un secondo EP in primavera) esplora tematiche importanti quali l’amore, le relazioni, la morte, ma anche la natura e l’ambiente, guardandole dal punto di vista dello sfogo e della ribellione ; mantenendo però sempre anche nello stato di incertezza un certo livello di accettazione come parte necessaria della vita.

Un vero e proprio invito ad accogliere questi momenti come parte integrante in un processo di esplorazione di se stessi atti al cambiamento in senso positivo.

Apre il lavoro 1984, il titolo dichiaratamente ispirato al capolavoro di Orwell è un pezzo prettamente synth pop, con quella bella cassa dritta e l’arpeggiatore che va a scandire un ritmo bello crescente.

Le voci prettamente dream pop con arrangiamenti alla Beach house rendono perfettamente l’idea di libertà quella voglia di esprimersi ed amare come ai tempi dell’adolescenza.

Ma la vita si sa spesso è fatta di rimpianti e tanto tempo perduto. A volte ci si sveglia troppo tardi e tante cose non si possono recuperare, si è fuori tempo massimo.

Withe Roses esprime al meglio questo concetto, che una volta compreso ti lascia quasi in uno stato di alienazione totale come se guardassi la tua vita da un occhio esterno e rimanessi con quell’amaro in bocca.

La voce è potente e decisa, mentre beat e synth arpeggiatori vanno a sostenere tutto questo mood di consapevolezza estrema.

 

 

Le cose ritornano, ripartono dal via così recitano Chiara Castello e Camilla Matley nel terzo pezzo Circles.

L’amore e la fine di una relazione, di una dipendenza affettiva trovano terreno fertile in questo testo malinconico al quale si contrappongono sonorità minimali dal beat asciutto e deciso che danno invece un senso di matura accettazione.

L’EP si chiude con Ghost, il pezzo più bello dell’album a mio avviso. Sonorità alla Slowdive e Cocteau Twins accompagnano il tema portante dell’accettazione. Concetto al quale si deve necessariamente arrivare per dire addio a chi fino a quel momento ti ha considerato solo come un fantasma.

Un disco cupo, ma anche riflessivo e maturo, ricco di sfaccettature e di influenze musicali che passano attraverso la new wave, il dream pop e l’elettro, ma in maniera personale ed intrigante, con arrangiamenti sperimentali ed originali che accompagnano l’ascoltatore in questo viaggio di esplorazione di se stessi e delle proprie paure più profonde.

https://www.imnotablonde.com/

Gli ultimi articoli di Simona Pietrucci

Condivi sui social network:
Simona Pietrucci
Simona Pietrucci
Articoli: 20