Degada Saf: Without Religions

A vent’anni dalla loro ultima apparizione i Degada Saf escono con un nuovo album e mostrano un’altrettanto nuova anima

Degada Saf

Without Religions

(Cd, Dico Dada Records)

elettronica

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Degada SafEravamo nel pieno degli anni ottanta quando uscì il nome dei Trevigiani Degada Saf. Solitamente accostati in quel periodo ai Diaframma e a quel movimento ‘new wave’ che li spinse nell’84 ad uscire con il loro primo album: No Inzro.

A vent’anni di distanza rieccoli qui, ma ora l’accostamento alla new wave o ancor di più ai Diaframma è quanto di più sbagliato si possa affermare.

I Degada Saf si reinventano molto più dance, anche se i richiami alla wave non mancano del tutto. I suoni che compongono quest’album sono indubbiamente moderni, ma il lavoro nella sua totalità stenta a convincere a pieno, soprattutto se si pensa che dietro questo progetto non abbiamo due ventenni londinesi, ma due adulti figli della new wave nostrana.

L’album si apre bene con la title track Without Religions, cantata da Alessia Peruccon: è un bel pezzo, spinto, molto ballabile e con un ottima scelta melodica e sonora. Già dalla seconda traccia, Replica, si fa un po’ fatica a seguire il disco con attenzione, soprattutto quando, oltre a mancare una linea vocale accattivante, si perde anche la potenza della base come ad esempio in White bloody Love e in Dj Blood.

Pezzi più veloci invece quali Let me Inside when I’m walking o Born to Criticize, grazie alle potenti basi, fanno ritornare l’attenzione sul disco e il piedino ricomincia a martellare a tempo sul pavimento.

Due parole vanno spese anche per la chiusura del disco, affidata ad una cover dei New Order, Blue Monday, a parer mio il pezzo migliore del disco, e a 2080 brano nel quale i nostri tirano fuori dal cilindro un suond molto più new wave, che ci riporta un po’ a quell’atmosfera ottantona nella quale i Degada Saf erano nati.

In generale dunque questo disco non mi ha convinto, non sono riuscito ad appassionarmi a nessuno dei pezzi se non alla title track e alla ben fatta cover dei New Order. Verrebbe da pensare che se avessero mantenuto la linea dei pezzi sopracitati i Degada ci avrebbero regalato un ottimo disco. In tutta onestà mi aspettavo di più da questo duo…

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