Barabba: recensione di Primo tempo

Primo tempo non è solo il debut album dei Barabba, ma anche la ricerca di un suono contemporaneo, una sorta di trip hop fuso con un cantautorato indie dalle tinte dark.

Barabba

Primo tempo

elettronica, canzone d’autore, trip hop

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recensione-Barabba - Primo TempoDopo oltre vent’anni di militanza in band alt-rock italiane, Jonathan Iencinella, Riccardo Franconi e Nicola Amici accantonano le chitarre distorte per dare vita al progetto Barabba, una personale fusione tra elettronica e forme contemporanee di canzone d’autore.

Primo tempo è il loro primo album ufficiale, composto da tre singoli usciti a cavallo tra 2020 e 2021 e altrettanti inediti.

Primo tempo è un titolo che rimanda all’immaginario cinematografico e si presenta come una sorta di introduzione all’universo di Barabba e alla sua poetica, lasciando presagire un seguito. Barabba è un personaggio cinico e disilluso che mette in scena i propri drammi in una specie di flusso di coscienza. Le sue sono storie di uomini tormentati, di coppie che ormai non si capiscono più, di ferite che la vita infligge lasciando cicatrici profonde.

Storie crude ma vere, cupe e poco inclini al lieto fine, raccontate da una voce grave a metà tra lo spoken word e una specie di rap, che danno vita a un non genere, fatto di beat elettronici, sonorità dark, una sorta di trip hop che accompagna in un’ideale evoluzione la trap e il cantautorato indie.

 

A impreziosire questo melting pot, diverse collaborazione, tra cui quella con Serena Abrami (in Bastare a me stesso) e quella con Giovanni Succi dei Bachi da Pietra (in Quei Due), a contraddistinguere un lavoro aperto alla contaminazione a 360°.

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Simona Fusetta
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