65daysofstatic: Roma, Init, 20 aprile 2010 (recensione concerto)

Un'onda d'urto che ha messo a dura prova l'impianto del club romano, una band in stato di grazia alla vigilia del nuovo, attesissimo, We Are Exploding Anyway

65daysofstatic + Tommydeepestego

Roma, Init, 20 aprile 2010

live report

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65daysofstatic live @ init
Foto di Lillas, pubblicata in origine su www.flickr.com/photos/lillas/4539938049/

E’ un Init pieno anche se non zeppo ad accogliere i 65daysofstatic, da Sheffield, UK, freschi di un nuovo album che sarà sui scaffali il prossimo 26 aprile.

Ad aprire la serata gli ottimi Tommydeepestego, artefici di un granitico post-rock/post-metal a cui non fanno mancare stop&go e altre delizie tecniche. Ricevono meritatissimo applausi e lasciano la voglia di rivederli presto in azione.

I 65daysofstatic in 75 minuti mettono a ferro e fuoco l’Init, stressando l’impianto audio e lasciando tramortito il pubblico, trascinato ora in un dimenarsi da discoteca e ora in accenni di pogo.

Decisamente la dimensione club ben si addice al quartetto, qui in grado di esprimere una potenza di fuoco che era andata persa nell’immensità del Palalottomatica, quando li avevamo visti aprire per i Cure.

We Are Exploding Anyway arriverà nei negozi la prossima settimana e i “nostri” ne approfittano per farcene ascoltare qualche traccia, senza tralasciare i “classici” che li hanno fatti entrare nel cuore del loro pubblico, Retreat! Retreat! su tutte.

Da quello che abbiamo ascoltato, i 65daysofstatic col nuovo album dovrebbero ancor più calcare la mano nel tentativo di abbattere definitivamente le barriere fra i rumorismi post-rock cari ai Mogwai, glitch, reiterazioni pianistiche, scariche drum&bass e – stavolta – drumming di matrice dance. Addirittura Weak4, il nuovo singolo, ha la parte ritmica che rimanda decisamente ai Prodigy! Il batterista s’è fatto notare su tutti: a tratti disumano, è sembrato con più braccia di un polipo, anche quando s’è spostato ai pad elettronici per autocampionarsi (sembrava veloce e preciso quanto e più di una drum machine!).

Un po’ troppo tarantolati sul palco (e il bassista – Simon Wright, nella foto – decisamente strafatto), i 65daysofstatic sono dei giganti per tecnica e per fantasia musicale. Che volere di più?

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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