Twinscapes (Lorenzo Feliciani, Colin Edwin e altri)

Esce il super progetto Twinscapes dei bassisti Lorenzo Feliciani e Colin Edwins: un viaggio psichedelico magistralmente suonato e arrangiato in compagnia di grandi ospiti

Lorenzo Feliciani, Colin Edwin e artisti vari

Twinscapes

(RadioNoise Records)

psichedelica, ambient, jazz, prog

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twinscapesCosa succede se si mettono insieme il bassista dei Naked Truth e quello dei Porcupine Tree circondati da straordinari artisti tra i quali il batterista Roberto Gualdi della PFM, il trombettista norvegese Nils Petter Molvaer, il percussionista Andi Pupato e il sassofonista David Jackson? Il risultato è Twinscaspes, superlavoro artistico in cui prog, jazz, pischedelia e ambient danno vita ad una esperienza nella quale l’ascolto diventa visione e in cui il virtuosismo tecnico è ben orchestrato e completamente al servizio dell’emozione, mai fine a sé stesso.

La traccia d’apertura, Shaken, con Gualdi alla batteria, parte con intrecci ritmici che giocano a favore della crazione di un’atmosfera psichedelica dal gusto esotico e accattivante; l’utilizzo particolare della coppia di bassi di Feliciani ed Edwin fa tirare un profondo sospiro di sollievo a chi temeva di ascoltare un disco fatto di slappate e di gare di tecnicismo: la sintonia tra i musicisti è a dir poco perfetta ed il sound originale e persuasivo. Alice, il brano successivo, crea immagini che sembrano venire direttamente dalle profondità degli abissi della mente, attraverso una serie di alchimie ritmiche e melodie da funghetto allucinogeno. Il clima è ora teso, ora calmo, ora sereno, ora minaccioso: una splendida orchestrazione di sensazioni tinte di un freddo verde scuro.

Effetti ambient decisamente ben giostrati vengono ampiamente proposti in In dreamland, traccia nella quale, come suggerisce il titolo, si esplorano i luoghi inaccessibili delle profondità oniriche; le risapute abilità tecniche dei due bassisti e dei loro accompagnatori si fanno sempre più evidenti, ma non ingombranti, come testimoniano BreathSketch , dal sapore più funk e doub, e Transparent, vero e proprio incontro ravvicinato del terzo tipo con sonorità aliene ed intriganti, nelle quali i chorus del trombettista Nils Petter Molvaer sembrano accompagnare l’ascoltatore attraverso un viaggio planetario volto a mete vicine alla pace dei sensi.

I-Dea è un brano dalle tonalità più oscure e jazzistiche che potrebbe tranquillamente trovare spazio nella colonna sonora di un remake di Metropolis o di un qualche vecchio film noir; il sax di David Jackson si muove sinuoso e letale come un cobra del deserto che esce dalla sua cesta, mentre i due bassisti giocano il ruolo degli incantatori. Conspiracy svolge invece il ruolo di sveglia, con tanto di trillo iniziale, arricchita con splendide pennellate di orientalismo. Perfect Tool vede di nuovo Roberto Gualdi alla batteria ed è un vortice a spirale che inghiotte tutto ciò che ha di fronte a sé, lasciando chi ascolta in uno stato che si trova a metà tra la meditazione trascendentale e l’incubo più segreto del subconscio.

In Sparse ricompare la splendida tromba di Petter Molvaer, la quale crea ancora una volta uno straordinario arcobaleno di colori jazzistici/fantascientifici che conferiscono all’atmosfera dark del brano un tocco di profondità melodica in cui ogni nota è un lungo ed intenso brivido, mentre con Yugen (in cui, come anche nel brano di chiusura, torna l’ottimo lavoro del percussionista Andi Papato) si riscivola nel caldo blu scuro di una notte misteriosa e sensuale, in cui tutte le emozioni della musica si riuniscono in una perversa ma delicata danza di ombre. Il pezzo finale, Solos, è un ottimo riassunto: un saluto lento, garbato e dolce che scende bene e che scalda l’anima come un bicchiere di buon vino sorseggiato tranquillamente dopo aver fatto l’amore.

Indubbiamente Twinscape non è un disco da ascoltare tutti i giorni e non è per tutti i tipi di pubblico, ma è altamente consigliato a tutti quelli che decidono di andare oltre i ritornelli standard e le strofe cantabili. Sul fatto che questo album fosse eseguito magistralmente, data la qualità dei musicisti che vi hanno partecipato, non vi era alcun dubbio ancora prima di premere Play; ma quando alla qualità tecnica si aggiungono l’estro artistico ed il gusto di saper dare ad ogni nota un colore emozionale diverso allora si ottiene un lavoro in cui l’ascolto va al di là del semplice riempirsi le orecchie, e far girare un disco come Twinscapes è un’esperienza di viaggio davvero consigliabile

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