Verano: recensione disco omonimo

Verano (Anna Viganò) debutta con un progetto solista omonimo, e fa centro dal primo istante tra poetica e disillusioni spesse

Verano

s/t

(Garrincha Dischi)

indie, pop, rock, canzone d’autore

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verano-recensioneNuova rivelazione del cantautorato indipendente tricolore, Verano (nome d’arte di Anna Viganò), è una artista che prende subito, che si fa godere sin dal primo giro del suo debutto solista omonimo, una manciata di ballate dolci, amare riflessioni e riflessi intimi che sanno farsi apprezzare (specialmente) da chi ha già consumato dischi su dischi di bellezze indie rock femminili, un Ep di cinque tracce che senza tante smorfie o roboanti clash vince la sua scommessa primaria, ovvero quella di dare benessere e grazia nebbiosa ad ascolti intelligenti.

Echi, solitudini, sogni e vetri opachi che in questa short tracklist stringono come un abbraccio  caldo, brezze e melodia in un amplesso conciliante e speziato e dove Verano sparge i suoi estetismi come petali rassicuranti. Prodotto da Paletti (che duetta con l’artista in Vivere di noia basterà) l’Ep viaggia dentro, tra il Nevada e ricordi, distacco e presente, tutto in un boiler di tenue sensazioni che già da sole riempiono la capienza dreaming del lavoro, e dove anche gira quell’ineffabile voglia di cambiamento.

Due picchi vibratili su gli altri, le stratificazioni pop wave di Ginger e Fred e la stupenda foschia di Non esisti mai, poi l’augurio allargato per una Italia che si accorga de lei, questo piccolo tesoro artistico vicino e distante dal limbo mediatico diabolico.

 

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Max Sannella
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