The Offspring: la recensione di Let The Bad Times Roll

Alla fine della giostra da un disco degli Offspring sai sempre quello che puoi trovare: divertimento, solarità, energia e una sana voglia di divertirsi.

The Offspring

Let The Bad Times Roll

(Concord)

punk-rock

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The Offspring - recensione Let The Bad Times Roll (1)Dopo tanti anni di silenzio, ritornano sul mercato gli Offspring, tra gli alfieri della stagione new punk che si venne a creare intorno alla metà degli anni novanta insieme a colleghi come Green Day, Nofx e Rancid.

Nel corso del tempo la carriera di Dexter Holland e compagni si è spostata su sonorità decisamente più tradizionali, tanto che oggi la band suona ineccepibilmente ed in modo molto mainstream, come una rock band multi platinata (Foo Fighters o Muse tanto per fare qualche esempio).

Il tratto caratteristico tipicamente west coast, anche in questo Let The Bad Times Roll, viene fuori in alcune composizioni caratteristiche dei californiani come possono essere il singolo che dà il titolo al disco o We Never Have Sex Anymore accompagnata da un sax trainante che fa tanto Fishbone.

Nella sua brevità la nuova fatica degli Offspring contiene parecchi spunti interessanti, tanto da poter essere collocata nel calderone del crossover moderno che, però, nulla ha a che fare con quanto proposto decadi addietro da gente come Faith No More o Living Colour.

In questo album si trovano pezzi da pogo come l’iniziale This Is No Utopia, dal ritornello solare, e ballate malinconiche come le conclusive Gone Away e Lullaby.

In mezzo a tutto questo c’è qualche reminiscenza degli esordi, rappresentata dalla velocissima Hassan Chop, fatta chiaramente per scatenare il panico on stage, sempre se ci sarà la possibilità di assistere a un concerto, così come ci capitava di fare sino a febbraio 2020.

Ecco, se proprio bisogna dare un senso a questo nuovo lavoro degli americani, si può chiaramente affermare che, oltre alla componente divertimento che è sempre stata forte in loro, si nota il desiderio matto di uscire fuori dalle gabbie per poter suonare a tutta forza questi brani che hanno dalla loro tantissima energia e voglia di spaccare il mondo.

Solo così possiamo comprendere la rapidissima Army Of One che sarebbe andata bene in qualsiasi episodio della loro discografia e la frizzante Coming For You dai cori ottantiani.

 

Alla fine della giostra da un disco degli Offspring sai sempre quello che puoi trovare: divertimento, solarità, energia e una sana voglia di divertirsi.

Insomma la classica selvaggia atmosfera da party da riversare immediatamente in un concerto dove tutti possono sentirsi uguali, sudando gomito a gomito senza distinzioni sociali o di massa. This Is Not Utopia, proprio come l’opener che apre Let The Times Bad Roll.

 

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Francesco Brunale
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