The Academy of Sun: la recensione di The Parts That Need Replacing

The Parts That Need Replacing è un primo assaggio per gli inglesi The Academy of Sun. Il loro biglietto da visita è a base di distopia, paesaggi sospesi e stati estremi di emozione umana.

The Academy of Sun

The Parts That Need Replacing

post-punk

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The Academy of Sun- la recensione di The Parts That Need Replacing

Il furore del post-punk britannico torna a travolgerci come un tir in corsa grazie a due nuovi brani fimati The Academy of Sun che per l’occasione presentano anche il video a corredo del nuovo singolo The parts that need replacing, assaggio raffinato e dinamico di The quiet earth, album previsto per inizio estate.

The Academy of Sun è il progetto discografico di Nick Hudson, Kianna Blue, Guy Brice e Ash Babb nato a Brighton nove anni fa che, attraverso la musica, fotografa le prospettive distopiche di una realtà insana. Le percezioni personali più profonde si mischiano alle descrizioni poeticamente arcane generando atmosfere incredibili.

The parts that need replacing è il singolo ufficiale di presentazione, oscuro ma fresco e sfrontato, una vera implosione di pop psichedelico e dark power. Attimi compiuti di  sospensione onirica seminati nei terreni più fertili dello spleen e sublimati da arrangiamenti cinematografici, capaci di condurre in un mondo parallelo, pieno di suggestioni visive nitide  e molto spesso inquietanti. Come afferma la canzone i migliori effetti speciali sono quelli che non puoi vedere.

Il video, diretto e montato da Nick Hudson con la regia di Samuel Horn, vede Wolfgang Storm, Mark Walter, Gillian Rodgers e il frontman dei TAOS Nick Hudson allo stesso desco apparecchiato in una location deliziosamente gotica, totalmente immersi in un trionfo culinario tinto di rosso purpureo (costate crude, melograno, arance, tulipani, vino). Carne e sangue, la vera e più profonda natura dell’uomo, dominato dai vizi e dalle tentazioni malgrado la continua ricerca di una sublimazione dell’essere. I’m only human, of flesh and blood I’m made cantavano gli Human League.

Il supporto visivo, così come il brano, allude a vari aspetti del mito di Elisabeth Bathory, il presunto bagno di sangue per ritrovare la sua giovinezza, il cannibalismo, le preoccupazioni occulte e gnostiche, le sensibilità aristocratiche e tutte le altre storie che si raccontano su di lei.

L’obiettivo è completamente raggiunto, a partire dalla copertina di Ash Babb, una vasca da bagno di foggia antica piena di sangue. Se la osservi a lungo ti sembra quasi di entrarci dentro infilando un piede dopo l’altro e infine tutto il corpo, affogando così i demoni interiori insieme al misero involucro terreno che proprio dal sangue è nato e con esso in qualche modo vive ogni istante, fino alla fine dei giorni.

Hudson racconta: The parts that need replacing è stata scritta per saziare il mio desiderio di riconsacrazione della contessa e nobildonna ungherese Elisabeth Bathory vissuta nel XVI secolo, il cui cannibalismo di fama e omicidi seriali erano molto probabilmente fantasie inventate dalla chiesa. Come può una donna possedere ricchezza e proprietà così vaste e resistere alla conformità della chiesa? Di solito Bathory viene citata nelle produzioni doom e black metal, volevo invece che la mia riconsacrazione avvenisse alimentando questi miti, scenari e accuse di bagni di sangue, magia nera e vita eterna con una canzone dal mood pop iper-orecchiabile ad alta energia.

Poi c’è The house, relegata a B side, ma concepita con altrettanto vigore. E’ una ballad dilatata, languida, densa, impastata nella cremosità del canto che a tratti ricorda (e sto per bestemmiare) Jonnhy Cash. Lo stesso tormento, lo stesso incedere, gli stessi demoni sembrano uscire da questa nuova casa abitata dai TAOS. Non stonerebbe in una Pulp Fiction degli anni zero.

Distopia, paesaggi sospesi e stati estremi di emozione umana, questo è il biglietto da visita dei TAOS per The quiet earth che, a questo punto, ho una voglia matta di ascoltare per intero.

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