William Fitzsimmons
Mission bell
(Gronland)
indie folk, folk
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Un nuovo lavoro di Fitzsimmons era già pronto nel 2017, ma a causa della separazione dalla sua seconda moglie viene abbandonato, per poi essere recuperato un anno dopo con un nuovo produttore. E c’è tutto il vissuto di quest’uomo, traccia dopo traccia, carico di sentimenti, ma sorprendentemente privo di amarezza e disperazione. Ci sono tutte le sfumature dell’essere umano, che viene messo a nudo ma mai giudicato, con il quale sentire un’innata empatia e trovare affinità.
Seppur nato da un processo di elaborazione complesso e travagliato, Mission Bell è semplice ed estremamente diretto, forse anche in virtù della modalità di registrazione: la presa diretta regala suoni più veri e tangibili, anche se magari meno precisi. Il classico tappeto musicale prodotto dalla cara e vecchia chitarra elettrica viene arricchito da un uso più importante (ma non invadente) dei synth, dei loop di batteria e dei violini.
Oltre che all’amore e al rapporto di coppia, l’artista statunitense dà spazio anche a temi sociali che in qualche modo l’hanno toccato, come in 17+ Forever, ispirata all’ondata di suicidi fra teenager registratasi negli ultimi anni a causa del bullismo o Lovely, scritta in onore di Suor Catherine Cesnik, che ha perso la vita per proteggere le sue studentesse che erano state vittime di abusi da parte della comunità.
In Mission Bell William Fitzsimmons mette molto del suo vissuto, senza ammantarlo di quel pathos struggente di chi ha fallito, bensì facendocelo sentire quasi come qualcosa di nostro. La sua voce aiuta molto questo processo di identificazione: con una dolcezza e una consapevolezza disarmante ci accompagna lungo una serie di canzoni frutto di una lunga gestazione, ma nelle quali si coglie tutta la capacità espressiva di questo artista.
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