Von Stroheim: Love? Who Gets Love?

I Von Stroheim di Love? Who Gets Love? con la loro musica ti portano in posti dove l’aria è asfissiante e dove si avverte una disperazione continua che difficilmente viene sconfitta.

Von Stroheim

Love? Who Gets Love?

(Uproar)

doom

_______________

 

Von Stroheim: Love? Who Gets Love?Il rock da sempre è sinonimo di ribellione e anticonformismo. Un po’ meno, musicalmente parlando, il Belgio.

Fanno eccezione i i Von Stroheim e il loro nuovissimo Love? Who Gets Love?

L’album si apre e si sviluppa su tempi lenti che improvvisamente vengono fermati per dare spazio a chitarre rabbiose e una sezione ritmica che impressiona per la precisione e per come si fonda alla perfezione con le varie canzoni. C’è un insolito utilizzo di violini, sintetizzatori e uno strumento che pochi conoscono che è il theremin. Quello che fa impressione, almeno al primo ascolto, è la voce femminile di Dominique Van Cappellen-Waldock che, pur mantenendo un proprio stile, ricorda vagamente un po’ la voce di Robert Plant dei Led Zeppelin e un po’ quella di Roger Daltrey degli Who.

I Von Stroheim sono una di quelle band che molti definirebbero cinematografiche perché la loro musica sposerebbe alla perfezione scene da film e per uno strano scherzo del destino, il loro nome è lo stesso di Erich Von Stroheim che, guarda caso, è un attore e regista americano.

Il loro esordio risale a quattro anni fa quando irrompono sulla scena discografica con l’EP Sing for Blood dove troviamo tutti gli indizi che ritroviamo un questo nuovo lavoro.

Un album non facile da digerire e non di facile ascolto, perché i Von Stroheim, con la loro musica ti portano in posti dove l’aria è asfissiante e dove si avverte una disperazione continua che difficilmente viene sconfitta, insomma in nessuna delle otto tracce troverete un happy end.

Nonostante tutto, ci sono brani come Moth, che apre l’album che ti avvolge completamente pare quasi di percepire il modo in cui è stata registrata. Secondo una dichiarazione della band, il brano è stato registrato quasi tutto in presa diretta in uno scantinato freddo e umido d’inizio novecento.

La terza traccia (Pulp) era sta scritta per una colonna sonora dal vivo di un film sperimentale belga del 1928, ma poi si è aggiunto Pete Simonelli degli Enablers (gruppo americano post-punk) e il brano ha preso una direzione diversa.

Ci sono brani che a volte rasentano il black metal come ad esempio Spit, brani come Cigarette Smoke che starebbero bene in una colonna sonora di Jim Jarmush, brani come Wire e Red Raw che parlano di amori e di amanti disperati alla fine l’album si chiude con Blood Institute che, sempre da una dichiarazione della band, è un omaggio al già citato Erich Von Stroheim.

Come ho già detto è un album non di facile e immediata presa, sicuramente non un album per tutti e con assoluta certezza non è un album che ascolteresti per rilassarti, ma sicuramente un album interessante per ascoltate qualcosa di diverso e non catalogabile.

Ascolta Von Stroheim: Love? Who Gets Love? 

 

Gli ultimi articoli di Michele Larotonda

Condivi sui social network:
Michele Larotonda
Michele Larotonda

Michele Larotonda nasce a Potenza nel 1977, ma vive e lavora a Milano.
Scopre la sua passione per la scrittura durante i dieci anni trascorsi a suonare in una band in cui ricopre il ruolo di cantante e autore dei testi. Decisivo poi l’incontro con l’associazione culturale Magnolia Italia, grazie alla quale frequenta corsi di scrittura creativa e si avvicina al cinema scrivendo e realizzando cortometraggi che hanno avuto visibilità in alcune rassegne specializzate.
Scrive sulla rivista letteraria Inkroci, occupandosi di recensioni musicali, e sul blog letterario Sul Romanzo, dove recensisce libri. Ha pubblicato i libri “Sai Cosa Voglio Dire?” e “Il fascino discreto della Basilicata”.
“Il Sognoscuro” è il suo primo romanzo.

Articoli: 38