Toys Eaters

E se un giorno sognaste di svegliarvi alla vigilia della fine del mondo? Allora i Toys Eaters costituirebbero la colonna sonora portante ideale per ansie millenariste e deliri allucinatori annessi

Toys Eaters

s/t

(Cd Ep, Autoproduzione)

post-punk, noise, industrial, sperimentale

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Toys EatersL’ascolto di questi frammenti sonori potrebbe produrre lievi escoriazioni acustiche: con questo lavoro ci si muove infatti in un territorio che, già più di trenta anni fa, Monte Cazazza avrebbe osato definire “musica industriale per gente industriale”. Un pizzico di paradossale sperimentazione in vecchio stile? Non solo. Il groviglio musicale ordito dai due musicisti spazia caoticamente in un disorientante labirinto, nel quale si può comunque tentare di districare per sommi capi il filo d’Arianna.

Non nuovo del genere, il duo abruzzese è sulle scene dal 2009 sotto il nome di Crazy Children, ma ha tuttavia deciso di debuttare nuovamente con questo secondo ep, ribattezzandosi formalmente Toys Eaters, sebbene questa scelta non denoti significativi punti di stacco rispetto all’indirizzo musicale già intrapreso.

A confluire nel calderone sonoro dei Toys Eaters troviamo vaghe reminiscenze doom e sludge metal, elementi richiamati alla memoria da un growl “ovattato”, distante e conturbante, quasi provenisse da qualche antro catacombale. A questa scia si sovrappone la deriva musicale post-punk, nella sua sfaccettatura più sperimentale e rumorista; a questo punto si scorgono le proiezioni dei grandi protagonisti dell’avanguardia industrial: Throbbing Gristle, Coil, Cabaret Voltaire, solo per citarne alcuni. Senso d’appartenenza che non può che essere rafforzato dall’iconografia e dal set scenico, che vede il duo munito di tute e maschere, in linea con la teatralità tipica di suddetta scena.

L’idea di base non è tuttavia la creazione di un calibrato compendio di ispirazioni afferenti, si assiste bensì ad una disintegrazione, ad un moto centrifugo e dispersivo. Tutto attorno, come nella più deflagrante delle esplosioni, si inciampa soltanto in resti: brandelli d’ossessione, paranoia, pulsioni ancestrali e inquietanti presentimenti.


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Delia Bevilacqua
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