Sara Lov: I Already Love You

Un tuffo nel passato alla ricerca di sapori musicali abbastanza variegati e nel complesso sorprendenti. Questo è quello che ci propone nel suo ultimo lavoro, I already love you, Sara Lov

Sara Lov
I Already Love You

(Cd – Irma records)

pop

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Sara Lov- I Already Love YouIl missaggio di Darrell Thorpe, leggenda del mix per i suoi interventi sulle produzioni degli Air, dei Radiohead, di Beck e di tanti altri, rende il suono di I Already Love You, l’ultimo lavoro di Sara Lov, assolutamente suggestivo, invitante, delicato ed equilibratissimo per quelle che erano le intenzioni originarie di questo album.

Sara Lov, dalla voce incredibilmente pacata ed intima tanto da dare la sensazione d’ascoltare le parole della propria confidente abituale, si lancia in un album di sole cover, la cui prima in scaletta, Square Heart dei Black Heart Procession, è un vero colloquio malinconico col vicino di casa, davanti ad un buon thé e con tanta voglia di stare insieme, già solo per parlare, per condividere delle buone sensazioni. E il brano, proprio per restituirci questa dimensione, è arrangiato perfettamente con il pianoforte che accompagna la voce e gli archi, gravi e acuti, che donano enfasi nei momenti più opportuni. Si sfiora quasi la perfezione del brano pop, non fosse che per degli acuti ai violini che rischiano in alcuni momenti di urtare la sensibilità di un certo tipo d’orecchio.

Si prosegue poi con Papa Was a Rodeo, brano dei Magnetic Fields, a dire il vero un pò stantio e probabilmente poco sorprendente nella versione qui proposta, in quanto a soluzioni strumentali nell’arrangiamento e nella dinamica generale. Insomma, la magia che avevamo trovato nel primo brano di questa scaletta di cover immediatamente viene a mancare con questo secondo tentativo di rivisitazione di brani d’altrui produzione.

La qualità del lavoro si rialza subito con la cover di Just my heart talking di Ron Sexsmith, dove la voce di Sara Lov ritrova il vigore perso precedentemente per posizionarsi in un registro leggermente più alto e dunque meno sonnolento. Il lavoro fatto poi sulla voce in sede di missaggio e in termini di sdoppiamento della stessa, con un bell’effetto di spazialità del suono e ampliamento delle possibilità espressive, dona al brano quel tocco di variazione e diversificazione che basta per renderlo nel complesso più interessante.

Interessante, e molto, anche la rivisitazione del brano The world we knew, brano n.1 in scaletta nell’omonimo album del 1967 di Frank Sinatra, la cui aria originale troviamo quasi intatta in questa sua rielaborazione. Nonostante però le “ombre” del passato, questa sua rivisitazione sa emanciparsi quel tanto che basta per dirsi indipendente, e questo non solo nell’arrangiamento scelto ma anche e soprattutto nella vocalità. Il brano, in 6/8, è una vera perla in questo album così fitto di ricordi ed evocazioni di altri mondi musicali.

Non potrò, infine, avere lo stesso entusiasmo per la cover che troviamo dell’italianissima La bambola, cavallo di battaglia della grande Patty Pravo… chissà, forse solo per il fatto che certi brani sono già arrivati a quel grado di perfezione oltre la quale c’è solo da peggiorarli.

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