Samuele Bersani: recensione Cinema Samuele

Samuele Bersani torna dopo sette anni con Cinema Samuele e si conferma uno degli autori più interessanti del panorama italiano. Bentornato Samuele.

Samuele Bersani

Cinema Samuele

(Sony Music)

canzone d’autore

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Samuele Bersani Cinema Samuele recensioneC’è stato un tempo in cui la musica italiana e in particolar modo quella dei cantautori faceva da padrona in termini di vendita e di concerti. Sono gli anni in cui esplodono cantautori come Dalla, Venditti, De Gregori, De André, Guccini e tanti altri, anni dove la musica non era solo intrattenimento, ma anche momenti di riflessione politica o sociale.

Gli anni passano e i cantautori continuano a scrivere canzoni che restano nella storia e nonostante l’arrivo di altri autori, il loro successo non sembra conoscere momenti di buio fino ad arrivare ai giorni d’oggi dove qualcosa è cambiato. Nonostante l’avvento di nuovi generi come la (discutibile) trap, il rap, l’indie pop, i nostri cantautori storici sembrano vivere ancorati al loro glorioso passato e purtroppo, in alcuni casi, sfornano nuove canzoni che non sono a passo con i tempi e che non riscontrano i gusti positivi del pubblico.

Eppure, c’è ancora (fortunatamente) qualcuno che continua sulla strada tracciata, dai “vecchi” maestri: Fabi, Silvestri e infine Samuele Bersani che torna dopo sette anni con il suo ultimo lavoro, Cinema Samuele.

Avevamo conosciuto Bersani nel lontano 1992, quando il maestro Lucio Dalla, lo invitò al suo tour per fargli eseguire una sua canzone (Il Mostro), la sensazione di aver trovato un nuovo cantautore non banale e intelligente nei testi era palpabile.

L’ascesa del cantante è dirompente, costellata di buone vendite, riconoscimenti e premi, poi nel 2013, dopo la pubblicazione dell’album Nuvola Numero Nove, qualcosa si rompe, Samuele è in crisi d’ispirazione, sparisce dalle scene e corre il rischio di cadere nell’oblio.

A settembre 2020, Bersani annuncia su Instagram che il mese successivo sarebbe uscito il nuovo album e nonostante i sette anni passati, la sensazione è di aver ritrovato un vecchio amico cui si vuole bene perché non ci delude mai.

Le parole che descrivono meglio l’album sono buio e luce, dove il buio sta a indicare l’oscurità in cui era sprofondato il cantautore bolognese (una storia finita, la mancanza d’ispirazione) e dove la luce indica la rinascita, infine buio e luce perché sono le due caratteristiche principali di una sala cinematografica.

Pixel è il brano che apre l’album e ci troviamo di fronte ad una canzone di quasi sei minuti, come se Bersani avesse riversato tutte le parole che non gli venivano nei sette anni precedenti in una sola canzone per manifestare di nuovo la sua presenza e la sua verve originalissima.

A mio parere il disco vero e proprio comincia dal secondo brano Il tiranno che insieme a Mezza Bugia ha il tipico incidere della poetica e della musicalità cui ci aveva abituato nei suoi otto album precedenti.

Il tuo ricordo e Harakiri sono i due momenti forti e intensi. Il primo perché potremmo definirlo come il Giudizi Universali parte 2 e il secondo, che è anche il primo singolo, perché è un brano che colpisce il cuore per il testo che invita a ritrovare la gioia di vivere e per una musica da pelle d’oca.

Il singolo, in fondo è uno spartiacque per la seconda parte dell’album. Bersani finalmente ritrova la felicità e l’amore (Le Abbagnale), la sua non estraneità al mondo che lo circonda scrivendo frasi che sono un attacco celato al mondo digitale (Con Te), la sua avversità nei confronti dei vari santoni o presunti tali, dei negazionisti (Scorrimento Verticale) e infine a chiudere il sipario sul Cinema Samuele troviamo Distopici che, a mio parere, è il brano più debole dell’intero lavoro, ma d’altronde lo sono anche i titoli di coda.

L’album non è certo il capolavoro della vita ed è anche l’album che ti aspetti da Bersani, ma è questa la sua forza, perché in ogni brano, l’autore ti porta in diverse stanze della mente, ti parla, ti racconta di emozioni, di ricordi, ma senza patetismi inutili e con una dialettica sempre originale.

Insomma un album che non delude e che ancora una volta ci fa dire che il maestro Lucio Dalla ci aveva visto lungo.

Bentornato Samuele.

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Michele Larotonda
Michele Larotonda

Michele Larotonda nasce a Potenza nel 1977, ma vive e lavora a Milano.
Scopre la sua passione per la scrittura durante i dieci anni trascorsi a suonare in una band in cui ricopre il ruolo di cantante e autore dei testi. Decisivo poi l’incontro con l’associazione culturale Magnolia Italia, grazie alla quale frequenta corsi di scrittura creativa e si avvicina al cinema scrivendo e realizzando cortometraggi che hanno avuto visibilità in alcune rassegne specializzate.
Scrive sulla rivista letteraria Inkroci, occupandosi di recensioni musicali, e sul blog letterario Sul Romanzo, dove recensisce libri. Ha pubblicato i libri “Sai Cosa Voglio Dire?” e “Il fascino discreto della Basilicata”.
“Il Sognoscuro” è il suo primo romanzo.

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