No Age: An Object

I No Age tornano con An Object e non cambiano formula nel loro terzo album: chitarre abrasive, tanto punk e sprazzi di ambient

No Age

An Object

(Cd, Sub Pop)

noise-rock, hardcore punk

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Il 2013 segna il ritorno di una delle band più attese degli ultimi anni, complice quel gioiellino dal titolo Nouns uscito 5 anni fa. L’album d’esordio (che era stato preceduto da una compilation dei primissimi singoli del gruppo) mescolava hardcore punk, noise rock, shoegaze e ambient in un contesto lo-fi che rendeva il suono ancora più abrasivo di quanto non fosse. Partendo da chiare ispirazioni quali My Bloody Valentine, Dinosaurs Jr., Hüsker Dü, Sonic Youth e The Jesus And Mary Chain, i losangelini No Age avevano messo d’accordo critica e pubblico con il loro muro di distorsioni e la capacità di passare da un genere all’altro all’interno dello stesso album.

La peculiarità di suonare in location non convenzionali e lo spirito “do it youself” avevano fatto il resto.

Il duo americano, formato dal chitarrista Randy Randall e dal batterista e cantante Dean Allen Spunt, ha poi dato un seguito a Nouns con un album dal titolo Everything In Between nel 2010.

Il disco segnò un leggero cambio verso sonorità meno sporche, privilegiando la melodia sul resto. Inoltre i brani erano più lunghi ma sicuramente meno ispirati.

An Object si muove sulla falsariga del precedente, continuando la parabola discendente della band.

Se da una parte c’e il recupero di un certo lo-fi e delle sonorità più che della melodia, in molti dei brani si avverte una certa fiacchezza (l’apatica I Won’t Be Your Generator). Da dimenticare il punk tribale di Lock Box e l’imitazione degli Horrors nella glaciale Running From A-Go-Go.

Se l’hardcore punk di Circling With Dizzy (con annesso noise di sottofondo Jesus And Mary Chain-iano) è un riempitivo, la novità arriva da An Impression, una melodia intorpidita arricchita da un violoncello acido (il ritmo ricorda qualcosa dei Raveonettes). Della stessa pasta è fatto l’intermezzo My Hands, Birch And Steel, debitore dei droni iper-dilatati degli Spacemen 3. Defector/ed adotta il boogie dei Velvet Underground su un sottofondo allucinato memore dei Suicide.

Se alcuni di questi brani sono buone imitazioni di altre band, i No Age imitano se stessi nelle dissonanti No Ground e C’mon, Stimmung (comunque debitori a loro volta di Sonic Youth e Hüsker Dü).

A chiusura del disco ci sono due tracce ambient, che senza le voci sarebbero decisamente di maggior livello: A Ceiling Dreams Of A Floor è dotato di ritmi velvettiani e rumori ambientali, mentre Commerce, Comment, Commence è ambient-shoegaze che ricorda i droni dei Windy & Carl.

In definitiva i No Age confezionano un album che non convince. Ripetendo sempre la stessa formula (punk-noise-ambient) il duo americano cade nell’imitazione di Nouns e nella trappola dell’emulazione delle altre band. A tratti sembra perfino che neanche loro ci credano più di tanto in questo disco. L’armonizzazione di generi diversi non sembra più funzionare in questo An Object: l’album precedente era un chiaro campanello d’allarme.

 

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