Kamikaze Queen: Automatic Life

Più che l'ascolto di un semplice album, l'ascolto di Automatic Life equivale all'assistere ad un esibizione dal vivo variopinta e attraente, che mai perde di vista il suo scopo finale: l'estetismo del messaggio (in salsa punk-rock)

Kamikaze Queen

Automatic Life

(Cd, Sound of Subterranea)

punk rock, garage, swing, burlesque

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Kamikaze Queen- Automatic LifeCi si rende subito conto, dopo un primo ascolto dell’ultimo lavoro dei Kamikaze Queen, che ormai una semplice classificazione per generi musicali, al giorno d’oggi è quasi del tutto impossibile. E se rompere gli schemi o cercare di infrangere le barriere invisibili tra pubblico e palco è lo scopo prefissato in partenza, allora si può certamente dire che Automatic Life rende bene il concetto.

I cinque membri di questa poliedrica e multietnica band, danno nuovamente prova della loro maestria sul trapezio della musica post punk con quattordici nuove tracce, dando nuovamente prova del loro impegno stakanovista (si pensi che l’ultima loro raccolta, Split – Legendary Kid Combo 7”, risale solo a qualche mese fa). Seppur la base punk permanga, influenze di generi ipoteticamente contrastanti quali il burlesque, lo swing e il garage non mancano, dando anzi conferma della bravura del gruppo nel combinare e produrre.

Le danze si aprono con Tastee 29, nella quale la potente e affascinante voce di Mad Kate si combina con fragore con i riff e gli assoli di Tex Morton, uno che ha dato prova di saper tanto pizzicare tanto accarezzare quelle sei corde che fanno tanto vibrare il mondo. Si passa subito a Good Times, la cui intro pare introdurre una scena d’ azione alla 007. Ed è non poco ironica la contrapposizione dell’ associazione di “Good Times” con le numerose tematiche negative proposte.

La velocità di Automatic Life, la traccia che da il nome a tutta la raccolta, rende invece l’ idea dell’ automatismo che muove la società moderna, sin dalle cose più semplici come uno sguardo o quegli inarcamenti delle labbra chiamati sorrisi. 3 Strikes, parte da un opening in pieno stile R.E.M. per poi svilupparsi tra varie sfaccettature sonore rese addirittura da fischietti e trombette.

Vi è poi la trilogia ispirata al mondo marino di Geraldine formata appaunto da Sweet Geraldine, Do The Crab e I Was A Teenager Mermaid nella quale viene riproposta in chiave romanzata la storia della sirena dalla mentalità terrestre, e forse ancor oltre la terraferma. Infine, vi è la svolta oscura di Night Life, i cui orizzonti di tenebra fanno prospettare apparizioni ectoplasmatiche, ma allo stesso tempo una paurosa e contagiosa negatività. Negatività che viene smentita dall’ironia e che invoglia anche al più buffo e goffo dei movimenti di I Ain’t No Sin. Sembra quasi di trovarsi sul palcoscenico stesso dove i Kamikaze Queen si stanno esibendo tra coriandoli, trombette e ballerine in giarrettiera.

Più che l’ascolto di un semplice album, l’ascolto di Automatic Life equivale all’assistere ad un esibizione dal vivo variopinta e attraente, che mai perde di vista il suo scopo finale: l’estetismo del messaggio, esposto in forme sempre eccentriche e diverse, ad un primo impatto anche contrastanti, ma sempre ben impostato. Una conferma, della buona polivalenza di questi artisti del suono.

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