Io Non Sono Bogte: La Discografia E’ Morta e Io Non Vedevo L’ora

La morte della discografia può portare ad esplorare nuovi sentieri musicali? Il gruppo romano Io Non Sono Bogte ci prova con questo album

Io Non Sono Bogte

La Discografia E’ Morta E Io Non Vedevo L’ora

(Chiavetta USB, Labelpot Records)

alt-rock, pop

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Io Non Sono Bogte- La Discografia E' Morta e Io Non Vedevo L'oraChe l’industria discografica fosse in crisi non è certo una novità. Gli Io Non Sono Bogte non dicono nulla di nuovo sullo stato attuale della discografia italiana. Il sistema è cambiato: ormai i gruppi indipendenti si avviano sulla strada dell’autoproduzione, dell’auto-distribuzione. Tuttavia questo scenario in realtà potrebbe evolversi in un’isola felice piena di nuovi sentieri da percorrere; si usa il condizionale perché come si dice tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare. Nel caso del gruppo romano è un mare abbastanza grande.

I buoni propositi per creare qualcosa di innovativo, veramente originale, falliscono ascoltando uno dopo l’altro i brani del loro album d’esordio La Discografia E’ Morta e Io Non Vedevo L’ora.

I temi trattati (abbastanza scontati) guardano all’attuale società condannando ad esempio il lavoro precario (La Musica Italiana & Altre Stragi), con uno sguardo anche a vicende sentimentali che rappresentano i momenti intensi dell’album (La Cosa Più Importante E’ Che Tu Stia Male e L’aridità Sentimentale E Altre Cose Che Ti Appartengono).

Sul lato prettamente musicale Io Non Sono Bogte segue i canoni dell’alt-rock italiano che inizia con i Marlene Kuntz (il noise-rock de Il Mercato Nero Delle Ostie) e finisce con i Management Del Dolore Post-Operatorio. Si tratta di canzoni recitate più che cantate: accanto all’ultimo gruppo citato difatti vengono in mente anche Lo Stato Sociale e Le Luci Della Centrale Elettrica. Insieme a parole triviali spesso presenti nei testi (magari per accalappiare un po’ di pubblico alternativo) figurano brani senza ne capo ne coda, come l’intermezzo acustico Cinque E Mezzo.

L’album è stato prodotto grazie alle donazioni raccolte sulla piattaforma di crouwdfounding Musicraiser e l’unica cosa davvero originale della vicenda è il fatto che l’album è distribuito in formato Mp3 su delle chiavette USB da 2 Gb, aventi la forma delle vecchie cassette musicali. Una trovata che va a braccetto con i buoni propositi suggeriti dal titolo del loro lavoro: tuttavia questa è solo la forma. La sostanza dell’album è tutt’altra cosa.

E pensare che la frase di un loro brano recita così: “mi sono rotto il cazzo dei ritornelli tutti uguali/nessuno ha più niente da dire”. D’altronde come non essere d’accordo?

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