Eddie Vedder: Ukulele Songs

Ukulele Songs, secondo disco solista per Eddie Vedder, dopo la colonna sonora di Into the wild. Il frontman dei Pearl Jam propone esattamente ciò che enuncia il titolo, 16 brani in cui la voce del nostro si accompagna all’ukulele

Eddie Vedder

Ukulele Songs

(CD – Monkeywrench Records)

grunge, alternative-rock, acoustic rock

[starreview tpl=16]
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Eddie Vedder-ukulele-songsUkulele Songs, atipico secondo disco solista per Eddie Vedder, dopo la colonna sonora di Into the wild. Il frontman dei Pearl Jam propone esattamente ciò che enuncia il titolo, una serie di brani, 16, in cui la voce del nostro si accompagna all’ukulele, piccolo strumento a corde di origine hawaiana che pare andare molto di moda, ultimamente, negli ambienti alternative rock (vedasi ad esempio il dischetto di cover dei Radiohead a opera di Amanda Palmer).

Per dovere di cronaca va però detto che Vedder conosce e flirta con lo strumento già da parecchi anni, e infatti nella tracklist compaiono brani la cui composizione non è cosa recente, così come canzoni originariamente composte e suonate coi Pearl (Dream a little dream, Can’t keep).

L’atmosfera generale del lavoro, in uscita per Monkeywrench Records (etichetta di proprietà della band) è rilassata ma non banale, e la dimensione solista produce una sorta di concentrazione dell’attenzione, dell’artista e dell’audience, che finiscono per sperimentare una notevole intensità emozionale.

Il tutto condensato in brani generalmente brevi (il disco non raggiunge i 35 minuti di durata), come pagine di un diari di viaggio, che raccoglie in modo estemporaneo esperienze, pensieri e incontri, come i due notevoli duetti con Glen Hansard (su Sleepless nights, degli Everly Brothers) e Cat Power (su Tonight You Belong to Me).

L’impostazione minimale, intimista e a tratti bucolica non deve trarre in inganno nella valutazione delle coordinate di un lavoro che è tutto tranne che traditional folk, ma anzi origina sempre dal semplice spirito grunge acustico, maturato e distillato attraverso scelte stilistiche peculiari, che, pur nella limitatezza del corredo strumentale (a parte eccezioni come gli archi in Longing to Belong), sanno essere incisive, varie e personali.

Certo, non è presente il sottotesto narrativo che donava particolare drammaticità all’altrettanto intimista di Into the wild, ma al suo posto Eddie ci offre la possibilità di ascoltare interpretazioni vivide e convincenti, come l’opener Can’t keep, già eseguita in questi termini in molti live, oppure anche More than you know e Broken heart.

Ukulele songs è dunque un buon disco, nella sua singolarità, che offre un ritratto particolare, sebbene forse non fondamentale, del Vedder musicista solista, e che non fa che aumentare l’attesa per l’imminente cd/dvd live Water on the road.

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