Dan Mangan: Nice Nice, Very Nice

Dan Mangan con il suo nuovo album abbandona l'onta di clone di Damien Rice per diventare il nuovo re dell'indie - folk condito di malinconia, semplicità e aspirine

Dan Mangan

Nice Nice, Very Nice

(Cd, Fum / Abc – Universal)

indie – folk, indie – pop

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Dan Mangan Nice Nice Very NiceA Dan Mangan piace Kurt Vonnegut, di professione scrittore e simpaticone/cazzaro, ma forse non possiede la sua autoironia, la sua schiettezza così invincibile, la sua noncuranza così risolutoria. Dan Mangan ha forse letto pure Abluzioni di DeWitt (fatelo anche voi, ve ne pentirete, un affresco distorto delle passioni umane più laceranti e lacerate), perché nelle sue melodie trasognate e prevedibili, ritroviamo il lento declino dell’uomo, le sue paure e le sue residue speranze, un clima da fine del mondo sul Sunset Boulevard affamato di prostitute finite; Dan Mangan possiede l’artificialità dell’autore di Mattatoio n. 5 e l’umanità dissacrata dell’alcolico DeWitt.

E’ semplice indie folk, misurato e intimo. La voce si adatta all’umore dell’ascoltatore, possiede qualcosa di magnetico che rifocilla, o che atterra, definitivamente (finalmente aggiungerei). Nice Nice, Very Nice è il nuovo album di Dan Mangan, cantautore aspirinico.

L’iniziale Road Regrets è la canzone che sentirete quando verrete licenziati, quando comincerete a correre per strade deserte, piccola malinconia per voce rassegnata. La successiva Robots è la canzone che IlPrincipeBonnieBilly da cinque anni a questa parte non riesce a scrivere, piccola discesa country che sbatte contro l’amore robotico che ci portiamo appresso in questi anni dieci troppo metallici per chi ancora crede nelle rose; il coro finale è d’una struggente bellezza, correrete dietro a tutti i passanti, vorrete abbracciarli: poi finirà tutto e li manderete sa qualcuno dove. Una delle canzone dell’anno.

Some People è la solita cavalcata da ubriachi che fa sorridere anche chi è astemio, scapestrata e dai toni danzerecci. Con Basket – ma non solo – confonde, sembra di avere davanti un Damien Rice, ma meno effeminato. Basket è perfetta, una lunga litania di parole, arrabbiate, sembrano massi lanciati dal cavalcavia, ma la gente che li schiva ti sorride e ti saluta invece di denunciarti.

Set The Sails è qualcosa di struggente che sfocia nell’anima di qualche altro cantautore, visto che sembra copiata da almeno altre dieci canzoni. Ma non importa, sappiamo già com’è la tua anima, Dan, semplice e commossa.

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Federico Pevere
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