Recensione concerto Suuns + Mac De Marco, Roma, 29 aprile 2013, Lanificio

Atmosfere diverse ma ugualmente efficaci al Lanificio di Roma: il party garage pop di Mac De Marco e il post-punk sperimentale dei Suuns. Con Dio invocato da ambo le parti

Suuns + Mac De Marco

Roma, 29 aprile 2013, Lanificio

live report

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Il concerto di Dio. Più o meno. Perché stasera i canadesi sul palco del Lanificio di Roma, Mac De Marco e i Suuns, invocano entrambi il divino. A modo loro, ovviamente.

Mac De Marco ripetendo più volte “God bells you” (Dio vi benedica) e i Suuns in un loro brano passando un lungo campionamento tratto da un Angelus di Papa Giovanni XXIII°, quello in cui il pontefice termina con la celebre frase “Oggi quando tornate a casa date una carezza ai vostri bambini e ditegli che è la carezza del Papa”.

Ma partiamo dall’inizio.

mac-de-marco-lanificio-roma-29-04-2013Difficilissimo catalogare un personaggio come Mac De Marco. In sostanza è autore di uno sbarazzino garage rock fortemente influenzato dal pop anni ’50 e ’60, ma non disegna di usare come incipit per i suoi brani Du Hast dei Rammstein o Take Five di Dave Brubeck, più una manciata di altre citazioni sparse, più o meno colte.

Imbracciando una chitarra che sicuramente ha visto tempi migliori, De Marco conduce i suoi a bacchetta verso la realizzazione del concerto pop perfetto, quello in cui ironia, melodia e divertimento si fondono in un unico flusso sonoro.

Decisamente diverso il mood dei Suuns. Il loro concerto è una immersione totale in un dilatato universo post-punk infettato di sperimentazioni e divagazioni elettronico-psichedeliche. In molti hanno storto la bocca a causa del cambio di sonorità del recente Images Du Futur, forse più pop rispetto all’esordio di tre anni fa, Zeroes QC. Di sicuro l’ultima fatica dei ragazzi di Montreal è un ottimo lavoro, che dal vivo mostra meglio/di più il suo lato oscuro e con successo le sperimentazioni forse un po’ nascoste nella versione in studio.

I Suuns li avevamo scoperti in concerto prima dell’alba di un Primavera Sound di qualche anno fa e da allora non hanno lasciato le nostre playlist (i festival servono anche a questo, che diamine!). Non si sono adagiati sugli allori e senza fretta sono cresciuti, maturati, a forza di concerti in ogni parte del mondo e ricavandosi in studio tutto il tempo di cui hanno avuto bisogno per arrivare al loro sound del 2013. Che probabilmente è oscuro tanto quanto quello del 2010, ma sicuramente ora è più cattivo, a cominciare dalla faccia di Ben Shemie, che si rilassa in un sorriso solo quando a fine concerto scappa al banchetto del merchandising per firmare i CD o per le foto di rito con i fans.

L’impianto del Lanificio è stato parzialmente d’aiuto nella missione dei Suuns (troppo diverso il suono dalle prime alle ultime file), ovvero nello sbatacchiare il pubblico (folto ma non foltissimo) tra beats programmati, spirali di sintetizzatori e, soprattutto, intrichi di chitarre. Dopo un’ora e venti la Messa (pagana) è finita. Andiamo in pace.

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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