Recensione Andrea Cola: Blu

Andrea Cola

Blu

(Cd, Aidoru)

pop, rock

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Un soffio di vento, brezza del primo mattino: ecco la prima impressione e spontanea risposta dei sensi evocata da Blu. Chissà che già il titolo, nella sua semplicità e concisione, non doni di per sé una strana e piacevole suggestione, generando inoltre un’aurea che avvolge le melodie come finissima nebbia.

Ma partiamo dall’inizio. Blu è l’ultimo approdo del musicista cesenate Andrea Cola, che vanta già la sua precedente partecipazione al gruppo Sunday Morning , per poi sostenere da solista il progetto di una cover band, quella di Do Not Cry For The Country Boy, sebbene non manchino alla sua carriera altre collaborazioni, in particolare con il Teatro Valdoca e la Rock and Roll High School Orchestra. Le peculiarità del suddetto disco? Una buona dose di sano vagheggiamento quotidiano, ma soprattutto la novità della “conversione” all’italiano, che la fa da padrone nei testi… e magnificamente anche.

Vi è una certa sacralità nell’immaginario de La Mattina Presto, per non parlare della dimensione atemporale a sé stante de L’Isola: quasi una sommessa ninnananna, recitata con voce vellutata e cullante. Tutto il contrario invece per quanto riguarda il carattere rockeggiante de Il Cuore Trema: briosa e decisa. Nell’ultima parte dell’album i toni sono più smorzati, l’atmosfera si fa più distesa e la dimensione più intima si ritaglia il suo meritato spazio: affiora un piacevolissimo retrogusto antico, quello della veneranda tradizione musicale italica; il sentiero tracciato da celebri cantautori echeggia ancora.

Tuttavia ci si trova davanti ad un albero intento a germogliare, con vecchie radici inestirpabili, ma nascoste; nulla suona artificioso, ma è anzi perfettamente fluido e trasparente. Così è Blu, in tutte le sue sfumature.