Other Voices: recensione di Under Control

Il ritorno degli Other Voices in direzione ostinata e contraria. Under Control è il disco della maturità artistica.

Other Voices

Under Control

(Swiss Dark Nights)

darkwave, gothic rock

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A sette anni di distanza dall’acclamato A Way Back, i calabresi Other Voices tornano con Under Control, album centrato e complesso appena uscito per l’etichetta svizzera Swiss Dark Nights.

La band, che nasce alla fine degli anni ’90 con un repertorio basato sui classici della darkwave, vede Vincenzo Amato alla voce, Giuseppe Dromì alla chitarra, Giuseppe Bonelli al basso, Francesco Misiti alla batteria e Alda Ferrazzo alla tastiera.

Under Control è un disco pieno di contenuti, sonori e testuali, le undici tracce incluse raccontano l’incapacità di tenere tutte le situazioni sotto controllo e la conseguente tenace resistenza ad accettare il fatto di essere costantemente sorvegliati, parlano del desiderio e del bisogno di pianificare ogni cosa tenendo a freno le dipendenze, perfino i rapporti umani, con l’amara consapevolezza di non poterci riuscire perché volenti o nolenti siamo tutti, in qualche modo, vittime e schiavi di noi stessi e degli altri.

La lunga e sofferta gestazione ha prodotto un lavoro davvero ben strutturato grazie anche alle collaborazioni con Daniele Giustra (aka Selfishadows) insieme ad Adriano Modica (post produzione, produzione e mix) e David “Yorkie” Palmer (produzione delle parti vocali).

Gli Other Voices sono un gruppo solido, ancorato da sempre a certe suggestioni old style riconducibili alla scena gothic/darkwave, una di quelle formazioni che negli anni non mi ha mai delusa ma sono sincera se dico che Under Control mi ha davvero stupita per la straordinaria varietà delle esecuzioni ed il raggiungimento di una pienezza artistica assoluta.

Tutto gira come deve girare, senza anomalie o manchevolezze, tutto vibra nel modo giusto, tutto suona come suonano solo le grandi produzioni, quelle destinate a rimanere nel tempo.

 

Ad aprire il sipario l’intro dilatatissimo ed inquietante della strumentale Machine Effect rotta soltanto dal suono ovattato di voci lontane (come rimando all’aldilà?), è una bolla atemporale estremamente atmosferica dove la magnifica orchestrazione sposa magistrali arpeggi di chitarra che aprono la via ad After Midnight, primo singolo estratto accompagnato dal video di Salvatore Insana che traspone i nostri in una fitta boscaglia mentre una figura minacciosa ed ammiccante li chiama a sé, il brano è un urlo esistenziale, un estremo tentativo di vendetta, un vano sforzo di esorcizzare la morte sperando che possa diventare reale così da poterle urlare in faccia e senza remore tutto il risentimento e la rabbia per aver portato via le persone più care.

Se Retrospective risucchia chi ascolta in una affascinante, labirintica, cupezza rotta dal lacerante grido liberatorio di un ispiratissimo Enzo, The Buds of Deceit rassicura con i toni tipici delle ballad complice un sound molto curiano, poi il ritmo ossessivo ed ipnotico di Night Find Shelter inframmezzato da stop and go micidiali e …But a Chill Runs Along Your Spine…, altra potenziale hit nella quale riemerge il passato storico della band, una vera e propria cavalcata sul pentagramma con tanto di echi western à la Wall of Vodoo.

Impossibile resistere al tiro eccezionale di Old Dogs, sostenuto da una sezione ritmica metronomica, da applauso la prova vocale di Enzo che tira fuori una personalità eclettica e per certi versi inedita.

In ultimo arrivano le tre perle finali, una migliore dell’altra, se la dilatatissima Hamelin convince appieno grazie ad una amalgama di suoni eufonici sui quali galleggiano linee vocali ovattate e piene di pathos, con The River Styx torna la potenza ritmica insieme ad un concetto sonoro storto e sufficientemente malato che prepara il terreno alla strepitosa uscita di scena, la title track, un piccolo capolavoro di eleganza impreziosita dalle curiane chitarre sognanti di Giuseppe.

Under Control è di gran lunga il lavoro degli Other Voices che nell’interezza ho apprezzato ed apprezzo di più, un disco ispirato, sofferto, pieno di tormento, un disco che riesce ad essere nel contempo dolce e violento, ruvido e carezzevole, alienante ed equilibrato, un disco maturo e completo di cui, sono certa, vi innamorerete.

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