OAK + Osc2x: recensione concerto 19 dicembre 2015, Bologna, Covo Club

I bolognesi OAK e OSC2X riempiono il Covo Club ed entusiasmano un pubblico che ha una gran voglia di ballare e di divertirsi. Ecco il futuro che avanza

OAK + Osc2x

19 dicembre 2015

Covo Club, Bologna

live report

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Osc2x Sold Out

In un periodo in cui si parla sempre più di crisi dei live, è molto bello e rassicurante vedere un sold out ad opera di due realtà emergenti italiane. Molto interessanti ma comunque sempre emergenti.

È quello che è successo al Covo Club di Bologna sabato 19 dicembre, quando come in una partita giocata fra le mura di casa, i bolognesi OAK e OSC2X hanno riempito all’inverosimile lo storico locale di via Zagabria, sfatando il mito del “Nemo propheta in patria”, ben coadiuvati dal Collettivo HMCF che sta operando molto bene sulle realtà emergenti.

Con qualche minuto di ritardo rispetto alla scaletta, i talentuosissimi OAK hanno presentato, davanti ad un pubblico che diventava sempre più numeroso, il loro primo Ep intitolato We Were Elsewhere.

Complici le melodie orecchiabili ma non banali di brani come Robert John e Sherwood, la band ha convinto con una buona presenza scenica e con il timbro molto interessante di Matteo Fortuni (già co-autore per Samuele Bersani), ricordando a tratti la spensieratezza del miglior Badly Drawn Boy.

Giusto il tempo del cambio palco ed ecco arrivare sul palco Vittorio Marchetti e Luca Rizzoli, aka Osc2x, con un set che ha infiammato la sala concerti, con bollenti sonorità elettroniche.

La band, in chiusura del tour iniziato in primavera 2015 con l’uscita del primo album Under The Sun All Night Long (in attesa di fermarsi un po’ per la produzione del nuovo lavoro), ha sfoderato ad uno ad uno tutti i brani più forti del repertorio. Fra brani apparentemente più rilassati e brani più frenetici, il duo bolognese ha impressionato grazie ad un fortissimo impatto sonoro degno di act elettronici decisamente più quotati, quali ad esempio Caribou o Jamie XX, ai quali, soprattutto in dimensione live sembrano ispirarsi molto.

Fra una When I Was Like Uhm… (presente nell’album, ma tratta dal loro primo EP) cantata all’unisono da tutti i presenti e una Aour davvero magica, a colpire sono soprattutto i suoni originali, la voce di Marchetti ed un Rizzoli davvero scatenato alla batteria.

Molto interessanti in particolare la rivisitazione in versione live di Hold On e soprattutto della conclusiva Flery Ring (dal secondo Ep), quasi irriconoscibile ma davvero degna di un gran finale come avrebbero meritato la band, il pubblico e gli organizzatori.

Un ulteriore segno del fatto che nella musica emergente italiana fondamentalmente bisogna crederci. Bravi tutti! Vi aspettiamo presto.

 

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Fabio Busi
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