Nemesi: L’alba dei morti viventi

I Nemesi danno voce al grido di dolore della musica underground e della gioventù cresciuta a cavallo degli '80 e in tutti i '90: è La notte dei morti viventi!

Nemesi

L’alba dei morti viventi

(Cd, Rude Records)

crossover, nu-metal, hardcore metal

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Semplicemente fantastici!!! Chi già ama alla follia il crossover perderà disperatamente la testa per i Nemesi che, grazie al loro primo album, sono eletti subito come nuovi spalleggiatori dei Linea 77; a differenza dell’ormai arci-noto gruppo torinese (manco a farlo apposta il nuovo cd dei Linea è uscito pochi giorni prima rispetto a quello dei Nemesi, che sarà sulla scena a partire dal 19 marzo; sarà un segno del destino?), i ragazzi, nel loro debut album L’alba dei morti viventi si cimentano subito con testi in italiano, molto chiari e diretti, cosa non comune nel panorama musicale italiano, dove ormai sembra di moda, per fare successo facile, cominciare a cantare in una lingua straniera; l’esterofilia in Italia sembra ormai diventato un vizio, sigh!

Direttamente dalla Brianza che brucia (i ragazzi vengono tutti dal territorio di Como-Lecco), i Nemesi utilizzano un genere ormai apprezzato a livello internazionale per esprimere tutto il disagio dei giovani venti/trentenni, soprattutto dei musicisti underground, della loro fatica per affermarsi nel panorama disagiato, malato, trito e ritrito della musica italiana, ma anche della società degli Anni 2000; parlano della fatica a farsi ascoltare, delle difficoltà dei giovani a trovare degli spazi adeguati per dare libero sfogo alla propria libertà di espressione, alla propria fantasia, al proprio grido di dolore; tutti sappiamo come per l’arte in genere, quindi, di conseguenza, per la musica di un certo tipo, sia difficile trovare un palco per esibirsi, come per te, musicista di una certa realtà sia difficoltoso inserirti nella programmazione di in un locale che ti paghi che ti accetti anche se non sei una cover band e che ti tratti dignitosamente.

Testi ad effetto, in italiano si diceva, gridati, incazzati fino all’estremo, che però non cadono mai nel volgare, pur attingendo a rime e declamazioni che sconfinano quasi nell’hip-hop, ma solo a livello di metrica; per quanto riguarda il sound, invece, è un crossover/nu-metal nudo e crudo, sporco e politically uncorrect, che, però non risulta mai troppo violento, anche se l’impatto sonoro è notevole.

Chi ascolta e fa certa musica (ma anche qualsiasi giovane di buonsenso) si ritroverà fin dall’inizio nei testi, aggressivi e semplici, ma con contenuti di alto livello, con un cantato che narra non solo del disadattamento sociopsicologico e dello schifo provato per una società corrotta, in cui la giustizia è stata fregata e messa da parte da un po’ ed in cui il più furbo ed il più raccomandato trionfano, ma anche della fatica del diventare grandi, valida non solo per gli adolescenti ma ormai anche per i giovani adulti.

Ormai si sa che la sindrome di Peter Pan è sempre più diffusa, che la crisi dei trent’anni è in agguato dietro l’angolo, che, a furia di sentirci chiamare bamboccioni, non per nostra volontà, finiremo per fossilizzarci a diventarlo; il grido dei Nemesi vuole rivoltarsi a tutto questo, vuole dar voce all’alienazione giovanile, ma anche alla voglia di sentirsi vivi in un mondo di zombies,  in cui nessuno ormai reagisce ai soprusi e si rapporta alle ingiustizie della vita con un’omertà ed un silenzio incredibili.

Una critica, non troppo velata, emerge, infine,  da parte dei Nemesi, a tutti quei gruppi che hanno adeguato il loro stile e le loro sonorità ai canoni della musica leggera, quella di Sanremo in primis (con riferimenti espliciti agli Afterhours, gruppo a cui il gruppo non si ispirerà mai)

Assolutamente da brivido!

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Irene Ramponi
Irene Ramponi

Irene Ramponi nasce a Milano nel 1983. Si interessa a tutto ciò che è arte fin dalla tenera età.
Questa passione rimane nel tempo, e, dopo la maturità scientifica, la porta ad iscriversi al neonato corso di laurea in Scienze dei Beni Culturali, indirizzo in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Milano. Consegue la laurea triennale nel 2006 con una tesi relativa ai Maestri Campionesi; Irene, infatti, è una delle poche ad avere una netta preferenza per la scultura rispetto alla pittura.
Continua i suoi studi sulla stessa linea, arrivando a laurearsi in Storia dell'Arte, corso specialistico presso l'Università Cattolica di Milano, nel 2009, con una tesi dal titolo: “Ricerche su Giovanni da Campione a Bergamo”.
Come si può notare dalle due tesi, Irene si interessa di argomenti poco battuti dalla Storia dell'Arte e poco conosciuti, se non nell'ambito degli studiosi più specializzati.
Ha collaborato con l'Associazione Amici dell'Arte di Castellanza (Va), tenendo conferenze sugli argomenti delle sue tesi e sui suoi studi presso la Villa Pomini, sempre a Castellanza.
Sta tuttora lavorando ad altre conferenze, in collaborazione con comuni del Varesotto e del Milanese, volte alla valorizzazione ed alla promozione dell'arte e del territorio locale.
E' amante del viaggio per la scoperta e la ricognizione di luoghi nuovi, e ama la musica, di cui si occupa con la collaborazione presso un'agenzia di organizzazione di eventi e concerti, ma anche praticandola in prima persona con lo studio del canto moderno e tramite alcuni progetti artistici.
Ama scrivere a tempo perso, soprattutto recensioni di critica a mostre e concerti, idealista disincantata, crede ancora nella forza dei sogni per la propria realizzazione personale.

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