Alice in Riotland: Punk-a-Billy

La rivolta giovanile alza la voce in un mondo parallelo, fatto di punk-rock per combattere il grigiore del quotidiano: è il Punk-a-Billy degli Alice in Riotland

Alice in Riotland

Punk-a-Billy

(Cd, Autoproduzione)

punk-rock, hardcore-punk

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punkabillyA chi scrive viene subito la lacrimuccia ascoltando questo Punk-a-Billy dei giovani e torinesissimi Alice in Riotland; sembra di ritornare indietro, tra gli anni Novanta ed i primi anni Duemila, quando ancora, sotto ogni città, c’erano ancora un sottocittà ed una sottocultura punk. Te le dovevi cercare negli anfratti e negli scantinati ma almeno c’era. Ormai infatti i ragazzini che credono fino in fondo ed autenticamente nel punk rock non li trovi più nemmeno nei cortei di protesta dei liceali…Ed è un peccato…

Per fortuna ci sono ancora delle eccezioni, tra le quali possono essere benissimo compresi proprio gli Alice in Riotland (il nome è abbastanza eloquente a riguardo…). Sono dei veri rude boys come non se ne trovano quasi più: testi molto semplici e diretti, il “one-two-three-four” tipico dell’introduzione punk a brani scarni, con schitarramenti grezzi, a metà strada tra il punk-rock alla Ramones, Rancid e Anti-Flag (tanto per citare tre gruppi appartenenti a momenti e diversi) e l’hardcore-punk tipicamente Nofx, il tutto unito ad una voce che grida, si sgola, che non ha la minima tecnica, ma è giusto così, fanno punk, mica lirica!

Sembra un’amarcord di tutto quello che è stato il punk fino a pochi anni fa e che chi l’ha vissuto rimpiange a lacrime calde, nonostante il passare degli anni ed il naturale decorrere degli eventi e delle vite.

Punk-a-Billy è un succedersi di sei pezzi, quasi tutti cantati in inglese (eccetto le prime due tracce) che sbattono in faccia il grigiore, il pessimismo ed il nichilismo giovanile, di una gioventù sterile senza valori (non perchè non ne voglia avere ma perché questo mondo ha poco da offrire a riguardo), piena di rabbia, di disgusto, di noia e diprezzo.

E allora, nonostante qualcuno possa tacciarli di eccessiva semplicità e grezzezza, oltre che di scarsa qualità ed originalità (ma come potrebbe un gruppo punk prendere tutto questo come un insulto??) sono stati bravi ad aver la capacità di risvegliare un po’ i bagliori di un’epoca che sembrava definitivamente terminata.

Aspettiamo un album con qualche traccia in più per avere ulteriori conferme…

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Irene Ramponi
Irene Ramponi

Irene Ramponi nasce a Milano nel 1983. Si interessa a tutto ciò che è arte fin dalla tenera età.
Questa passione rimane nel tempo, e, dopo la maturità scientifica, la porta ad iscriversi al neonato corso di laurea in Scienze dei Beni Culturali, indirizzo in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Milano. Consegue la laurea triennale nel 2006 con una tesi relativa ai Maestri Campionesi; Irene, infatti, è una delle poche ad avere una netta preferenza per la scultura rispetto alla pittura.
Continua i suoi studi sulla stessa linea, arrivando a laurearsi in Storia dell'Arte, corso specialistico presso l'Università Cattolica di Milano, nel 2009, con una tesi dal titolo: “Ricerche su Giovanni da Campione a Bergamo”.
Come si può notare dalle due tesi, Irene si interessa di argomenti poco battuti dalla Storia dell'Arte e poco conosciuti, se non nell'ambito degli studiosi più specializzati.
Ha collaborato con l'Associazione Amici dell'Arte di Castellanza (Va), tenendo conferenze sugli argomenti delle sue tesi e sui suoi studi presso la Villa Pomini, sempre a Castellanza.
Sta tuttora lavorando ad altre conferenze, in collaborazione con comuni del Varesotto e del Milanese, volte alla valorizzazione ed alla promozione dell'arte e del territorio locale.
E' amante del viaggio per la scoperta e la ricognizione di luoghi nuovi, e ama la musica, di cui si occupa con la collaborazione presso un'agenzia di organizzazione di eventi e concerti, ma anche praticandola in prima persona con lo studio del canto moderno e tramite alcuni progetti artistici.
Ama scrivere a tempo perso, soprattutto recensioni di critica a mostre e concerti, idealista disincantata, crede ancora nella forza dei sogni per la propria realizzazione personale.

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