Kings of Leon: Only by the Night

Only by the Night, quarta prova sulla lunga distanza dei Kings of Leon, cementa tutte le belle impressioni che avevamo raccolto su di loro e ci regala un album che è un piacere ascoltare

Kings of Leon

Only by the Night

(Cd, BMG, 2008)

pop, rock

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I Kings of Leon si cuciono addosso un vestito da sera fatto con la stoffa pregiata del pop d’autore, pieno di risvolti melodici di voce e chitarra, che ne donano una lucentezza unica.

La band si produce nelle undici track che compongono Only by the Night con la consapevolezza di essere arrivati a un punto di svolta, senza accusare il peso delle aspettative che si fanno sempre più cospicue, e senza cadere nei facili cliché che spesso attanagliano il pop dei giorni che viviamo.

Dall’ipnotica Closer, passando per la sognante Revelry, fino alla ballatona conclusiva Cold Desert, Anthony Followill e il resto della band danno prova di conclamato gusto per le melodie di rara bellezza e per l’innata propensione al ritornello penetrante, quello che difficilmente manca il bersaglio della hit-parade e del coro collettivo sotto il palco. In tal senso sono da sottolineare le varie Sex on Fire e Use Somebody.
La voce di Anthony, timbricamente un incrocio tra Phil Collins e l’ultimo Eddie Vedder, è lo stemma di famiglia della band, e riesce a farsi valere sia sulle vie scoscese di brani come Crawl, che sulle curve perfette di 17 e Notion. I Kings of Leon lo seguono senza ripensamenti, piegando a loro piacimento uno stile ellittico, senza grinze e curato nel minimo particolare.

La band ha le attitudini giuste per prendere parte al gran ballo del pop mondiale, e non solo perché ha l’abito adatto, ma soprattutto perché sa mettere in mostra tanta sostanza e determinazione.

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Roberto Paviglianiti
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