Bound Stems: The Family Afloat

The Family Afloat è il secondo passo dei Bound Stems; la band indie-rock di Chicago che conferma tutte le buone impressioni affiorate nel precedente Appreciation Night

Bound Stems

The Family Afloat

(Cd, Flameshovel Records, 2008)

indie rock, pop

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bsfaI Bound Stems sono una di quelle band che, malgrado non possegga nel proprio dna delle qualità stratosferiche, riesce a sviluppare un sound piacevole, originale e molto fantasioso. E, a confermare tutte le buone impressioni su di loro, arriva questa seconda prova sulla lunga distanza per la Flameshovel Records.

The Family Afloat è composto da dieci pezzi sorprendenti, mai scontati e capaci di porsi una spanna sopra la media grazie a una serie di trovate e soluzioni che riescono a mutare lo scenario nell’ambito dello stesso brano, con scioltezza degna di un contorsionista.

L’esempio più lampante c’è servito da Passing Bell, un brano che inizialmente sembra pensoso e cadenzato, quasi marziale, ma che poi sfocia in un delirante quanto coinvolgente ritornello, fino a tornare nei ranghi e ripartire di nuovo. La voce di Bobby Gallivan è di quelle che ti entrano in mente e difficilmente alzano i tacchi per via di un timbro affilato, ficcante, e il resto del gruppo si muove compatto facendo leva sul basso arrembante di Dan Radzicki. Gli Bound Stems mostrano anche una buona attitudine pop, che nel complesso non guasta e arricchisce l’album di brani solari e disimpegnati.

Certo, non sempre la tattica funziona a perfezione, e quando i ritmi si abbassano il sound ne risente, inevitabilmente, ma è proprio questo l’aspetto sul quale bisognerà lavorare in futuro per passare a un livello successivo, a quello status da grande band sicuramente raggiungibile, ma che ancora non appartiene ai cinque ragazzi di Chicago.

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Roberto Paviglianiti
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