Jonas Reinhardt

Jonas Reinhardt dà alle stampe un disco di debutto votato alle sonorità elettroniche degli anni ’70 che, più che un album di inediti, sembra un tributo alla fascinosa e intramontabile arte di Jean Michel Jarre

Jonas Reinhardt

Jonas Reinhardt

(Cd, Kranky, 2008)

elettronica

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jr1Se avete amato le sonorità prodotte dal maestro Jean Michel Jarre negli anni ’70, se avete nostalgia di quei suoni e di quelle strutture tanto fascinose, allora Jonas Reinhardt è un disco che vi sedurrà senza via di scampo.

Il compositore, servendosi di synth analogici e drum machine d’annata, produce tredici movimenti strumentali, basati e ispirati dalla conversazione tra l’uomo e le macchine, tra il caldo di un suono analogico e la freddezza dell’elettronica estrema, ripetuta, incessante.

Intenti che si fanno subito chiari fin dal tappetone iniziale (Lyre of David), prendono paurosamente consistenza nella successiva Modern by Nature’s Reward e nella splendida How to Adjustin People, e sfociano in un finale a base di vapori impalpabili (Worm Preach the Struggling Fire) e visioni di un’esistenza lontana dal pianeta Terra (Tandem Suns).

Tutto fila liscio, anche troppo, ma se siamo d’accordo che oggi come ieri l’obiettivo della musica elettronica è quello di abbattere confini e trovare nuove vie d’espressione, allora converremo anche sul fatto che il debutto di Jonas Reinhardt non può essere considerato in tal senso, perché troppo voltato all’indietro e incentrato su una realtà che ormai ha ragione d’esistere solo nell’album dei ricordi.

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Roberto Paviglianiti
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