Arbe Garbe: Bek

Gli Arbe Garbe danno alle stampe Bek, un disco dove centrifugano la loro attitudine legata alla tradizione friulana, in cinque brani travolgenti, ma non del tutto esaustivi

Arbe Garbe

Bek

(Cd, Musiche Furlane Fuarte, 2008)

folk, ska, roots

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Non è facile fermare con un solo aggettivo lo stile e l’attitudine degli Arbe Garbe. La band friulana, attiva dal 1994, propone nei pezzi racchiusi in Bek il proprio sound atipico, capace di mettere in mostra – oltre alla classica base chitarra, basso, batteria – un ventaglio timbrico ampio, che va dai fiati filo-giamaicani al violino di derivazione balcanica, fino alla fisarmonica spontanea di casa nostra. Un bel groviglio di suoni, reso ancora più ostico dal dialetto friulano, sicuramente uno dei meno comprensibili dell’intera Penisola, usato dal gruppo per esprimere i propri pensieri.

Cinque canzoni legate da un comune denominatore, sempre più raro: l’allegria. Infatti, fin dall’apertura affidata alla simpatica Una pissada di vacja, s’avverte nell’aria il mood tipico delle feste paesane, la spensieratezza che caratterizza i popoli lontani dalla schizofrenia cittadina e il loro modo di rendersi simpatici in maniera travolgente. Tensione positiva che si mantiene anche nelle seguenti Ciniche danze tzingare, col violino di Toni Pagnut sugli scudi, e Lepa vida, brano che più degli altri fa emergere le radici degli Arbe Garbe ben piantate nell’autenticità di un approccio punkettaro, a tratti devastante.

A conti fatti manca solo la sorpresa finale, il brano che dovrebbe infrangere la barriera folclorica di questo lavoro che inevitabilmente resta confinato, comprensibile e apprezzabile solo da una ristretta cerchia di ascoltatori.

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Roberto Paviglianiti
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