Interpol
The Other Side of Make-Believe
(Matador Records)
indie rock
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The Other Side of Make-Believe è il settimo album in studio degli Interpol ed è destinato a diventare il più discusso della band newyorkese. Al centro del dibattito, ça va sans dire, un cambio di rotta che fa sì che queste tracce si discostino dal consolidato pattern musicale delle produzioni precedenti. Ma da un attento (e ripetuto) ascolto, ne emerge un prodotto di qualità, privo sicuramente dei pezzi radiofonici à la All the rage back home, ma non per questo meno d’impatto.
The Other Side of Make-Believe si apre con Toni, primo singolo estratto e di sicuro uno di quelli più riusciti e rappresentativi del nuovo sound, più ritmato e persino ballabile per certi versi. Secondo le parole di Paul Banks, questo è un lavoro meno cupo rispetto al passato e più speranzoso (per quanto gli Interpol possano esserlo). E i versi di questa canzone “I like the inspiration like it’s going in the right direction – that’s to me” effettivamente lasciano ben presagire.
L’album prosegue con tracce mid tempo, suoni scarni e arrangiamenti spogli. Cullati su atmosfere jazz nella ballad Something Changed, si scivola sul post punk di The Passenger, su un tappeto di sonorità rimescolate e riarrangiate. Senza inventare niente, gli Interpol rimettono mano a quanto già sperimentato negli anni, ma lo fanno con eleganza e raffinatezza, lasciando alla voce di Banks il compito di imprimere l’inconfondibile marchio di fabbrica. Una voce che, pur restando leggermente indietro rispetto alla musica, ci permette di entrare in profondità nell’intimità dei testi.
E per citare ancora una volta Toni “Still in shape, my methods refined”, la band ha saputo (sapientemente aiutata dalla produzione di Flood) dare una rinfrescatina al proprio sound, senza cedere alla lusinghe del mercato e restando comunque fedele a se stessa.
the other side of make-believe
The Other Side Of Make Believe
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