HIM: Screamworks: Love In Theory And Practice

A due anni dal suo predecessore ecco Screamworks, un album dalle sonorità anni ottanta e dalla inaspettata sensualità. Tutto sotto il marchio di quel Love Metal che il quintetto scandinavo non tradisce mai

HIM

Screamworks: Love In Theory And Practice

(CD, Sire Records)

metal, alternative, goth, love-metal

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Screamworks: Love In Theory And Practice, Chapters 1 – 13. E’ questo il titolo completo dell’album che consacra il ritorno sulla scena mondiale degli HIM,  una band che, ormai, ci rende partecipi della sua musica da oltre dieci anni.

Questo lavoro si potrebbe considerare una sorta di fusione delle loro precedenti fatiche. O, forse, la cosa più diversa che abbiano mai prodotto. Poco a che vedere, infatti, con il suo predecessore Venus Doom che si faceva forte di riff pesanti e suoni cupi. No, Screamworks è tutt’altra pasta. Forse, finalmente, la rappresentazione definitiva di quello che i cinque scandinavi sono davvero in grado di fare.

L’album, infatti, è totalmente pervaso da un sound catchy e molto pop, di chiara matrice anni ottanta mischiata ad un rock classico e a qualche schitarrata più heavy.

Il frontman, durante le interviste promozionali, aveva informato il suo pubblico che questo album sarebbe stato un mix di influenze alla Depeche Mode e Guns ‘n’ Roses, senza, però, rinunciare alla consueta malinconia scandinava di cui tanto vanno orgogliosi. Beh, in effetti credo che sia chiaro il fatto che di Depeche Mode e Guns ‘n’ Roses non ci sia (per fortuna) traccia in questo lavoro, ma di Berlin sì, unito a quello che gli HIM stessi, con il loro Love Metal, hanno prodotto. Ed il concetto, alla fine, non era del tutto sbagliato.

Ma fin dalla track d’apertura, In Venere Veritas, ci si può rendere perfettamente conto del fatto che, se c’è una cosa che non è cambiata, è la tematica affrontata in ogni singolo pezzo: l’amore. Fortunatamente, in questo caso, meno legato al concetto di morte e con un po’ più di ottimismo e di impellenza. E si continua così per tutti e tredici i pezzi, passando per il primo singolo estratto Heartkiller, per la coinvolgente Katherine Wheel e per la valentiniana Like St. Valentine. E lo stesso dicasi per le ballate come Disarm Me (With Your Loneliness).

Menzione a parte va fatta per il pezzo scelto a concludere questo viaggio nelle fredde terre finlandesi, sotto l’attento sguardo della suora con quattro occhi che spicca sulla copertina dell’album. The Foreboding Sense Of Impending Happiness. Traccia in cui si tocca l’apice di quello che gli scintillanti eighties ci hanno lasciato. Dove sono solo la voce ed il synth a farla da padroni. Davvero un esperimento interessante e ben riuscito. Qualcosa in grado di rimandare la mente a quei suoni propri delle sperimentazioni anni ottanta. Suoni coinvolgenti e sensuali.

In definitiva un album da ascoltare, almeno una volta. Senza cercare di incasellarlo in un genere predefinito. Senza cercare di capirlo fino in fondo. Sì, da ascoltare. E basta.

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