Fujiya & Miyagi: Lightbulbs

Lightbulbs è consigliato a chi ancora crede che la musica elettronica altro non sia che un surrogato, un qualcosa di semplicistico e poco degno di considerazione

Fujiya & Miyagi

Lightbulbs

(Cd, Groenland/Audioglobe, 2008)

elettronica, pop

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Un album di musica elettronica, molto ben suonato e interpretato col giusto piglio e il corretto utilizzo delle macchine. Si riassume così il nuovo lavoro di Fujiya & Miyagi, band inglese che dopo il debutto di Transparent Things trova, nel volgere di queste undici track, un buon equilibrio e l’esatta messa a fuoco per mirare lontano.

La voce di David Best, ben impostata, calda e profonda al punto giusto, è l’elemento caratterizzante di Lightbulbs, e intorno alla sua performance si muove l’intero progetto, nel quale svolgono ruoli determinanti il drummer Lee Adams (metronomico, pulito, mai fuori posizione) e il bassita Matt Hainsby (vibrante, pronto alle sottolineature melodiche, all’occorrenza funkeggiante). Il tutto è superbamente legato dalle scelte sintetizzate di Steve Lewis; i suoni che riversa nel disco sono freschi, mai scontati e destinati con tutta probabilità a sopportare le evoluzioni che in campo elettronico sono all’ordine del giorno.

Tracce ballabili, vedi Sore Thumb e Pteradactyls, cedono il passo a momenti intimistici come quelli descritti nella title-track; scenari notturni vagamente sensuali si alternano a situazioni votate alle belle aperture armoniose e solari (Goosebumps, Hundread and Thousands), cosicché assistiamo a un bel viaggio, capace di riassumere gli itinerari passati e trovare le giusta via per un futuro percorribile.

Una tessitura fatta di suoni e colori azzeccati, che si muove compatta senza lasciare il fianco a cedimenti strutturali; da tenere sott’occhio senza preconcetti.

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Roberto Paviglianiti
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