Digitalism: recensione concerto di Roma, Circolo degli Artisti, 3 aprile 2012

Pienone delle grandi occasioni per la calata dei Digitalism a Roma, che dimenticano la loro miscela di nu-rave, french touch, house e pop a vantaggio della loro discendenza diretta con Mister Oizo

Digitalism

Roma, Circolo degli Artisti, 3 aprile 2012

live report

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Pienone e relativo sold out delle grandi occasioni per la calata dei Digitalism a Roma.

Il pubblico non è proprio il solito del Circolo, ci sono molti più pischelli abituati probabilmente ad ex centri sociali riconvertiti in discoteca, più che una platea da club rock qual’è quello capitolino. Ma d’altro canto la serata s’annunciava ad alto tasso dance e il duo tedesco (francese d’adozione) farà di tutto per rispettare le aspettative.

Visti in azione qualche anno fa in un festival spagnolo, dove Ismael suonava la batteria elettronica e Jens si divideva tra electronics e microfono, stasera i Digitalism sono incorniciati da una scenografia a forma di cuore gigante, nel cui centro vengo proiettate immagini impazzite, e al loro arrivo riempiono il palco altrimenti vuoto con due banchi che magicamente si alzano e su di cui sono poggiati mixer, scatole effetti e altre diavolerie. Insomma, non un vero e proprio live, ma una specie di super-dj-set.

L’apertura di Miami Showdown scalda gli animi ma non troppo; la folla – caricata a molla – esplode letteralmente su Idealistic, proposta come seconda in scaletta. E’ subito chiaro l’abisso che c’è fra le vecchie e le nuove composizioni, dove le prime sono cantate a squarciagola dal pubblico.

I Love You Dude, l’album che hanno in promozione, è proposto quasi per intero; i pezzi sono mixari e remixati fra di loro, con degli intermezzi nuovi di zecca spesso involuti e che ottengono l’involontario risultato di abbassare drammaticamente la tensione da party selvaggio che altrimenti il pubblico in sala brama. Tante e tali sono le dilatazioni che a un certo punto un nutrito gruppo di persone comincia a gridare la botta, datece la botta, reclamando bordate di bassi in cassa dritta.

Il light show è decisamente insufficiente, Jens canta come un cane arrabbiato, Ismael gioca con i volumi per far partecipare il pubblico (?!?!) e là dove i pezzi di Idealism fondevano a meraviglia french touch, nu-rave, house e pop, creando qualcosa seppure non innovativo ma dal sound originale, quello che abbiamo ascoltato al Circolo è il risultato di due nipotini di Mister Oizo che hanno accettato di buon grado la loro parentela e se ne godono l’eredità.

Di Fire in Cairo non c’è traccia e dopo quasi 90 minuti arriva Pogo, scatenando uno sfrenato ballo generale che però non cancella la sensazione di generale insoddisfazione.

Tracklist:

Miami Showdown

Idealistic

Circles

Forrest Gump

I Want I Want

Moonlight

Fallin’

Zdarlight

2 Tech Heats

2 Hearts

Magnets

Antibiotics

Blitz

WhoMadeWho Remix

Jupiter Room

Technorama

Le Track

Circles

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Stratosphere

A New Drug

Reeperbahn

So Totally Good

Pogo


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Massimo Garofalo
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Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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