Coolmania: Audiobabele

Audiobabele è una torre musicale che vorrebbe allontanarsi dalla negatività terrena ma che costretta per fedeltà al grunge, urla il proprio disagio in quattordici brani

Coolmania

Audiobabele

(Cd, Produzioni Rock Italiane/Andromeda, 2008)

indie, grunge, punk, ska

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Chi ha detto che il grunge è morto con Kurt Cobain?
Anche in mancanza di una figura portante, di un guru del genere, la scena musicale nata nei lontani anni ’80 continua il suo cammino seppur con mille contaminazioni.

È il caso di Audiobabele, l’ultimo album dei Coolmania. La giovane band milanese classe 1999, in coproduzione con Produzioni Rock Italiane, ha dato vita ad un mix di grunge, punk al tempo di ska che sorprende e talvolta delude.
Il percorso musicale merita un applauso che si altalena con il giudizio del binomio voce-strumenti. D’altronde grunge è sinonimo di protesta, di sporco, non ci aspettiamo le voci limpide e melodiche del pop.

Audiobabele è la rappresentazione musicale della disillusione dell’happy ending delle favole moderne. Si senta ad esempio Repubblica di Mosche: la descrizione di una società moderna vista attraverso l’immagine televisiva, tra veline, suicidi …
I Coolmania non scadono mai nella malinconia, nella nostalgia di un tempo perduto. La musica seppur nella narrazione di tanta decadenza, resta fedele all’ironia e al cinismo testuale: “ho creato un vero mito dalle ceneri di un fallito”. A sostegno di tanta positività musicale, i fantastici (è il caso di dirlo) assoli di chitarra.

In Audiobabele c’è sempre una tendenza a puntare verso l’alto come a sfuggire da una terreneità devastante, triste eppure così ridicola e ridicolizzante. Solo la voce della chitarra narra però questa tristezza quando si abbandona a sonorità di gusto melodico.
Sì perché Audiobabele è soggetto a numerosi, numerosissimi scambi di atmosfere musicali, come se la musica non fosse in grado di trovare una propria identità. Come se la realtà non potesse essere descritta da un solo genere. Da qui lo sconfinamento nello ska e nel rock melodico, veramente di rado.

La chiusura dell’album è affidata ad una nota di positività, “troppo buio ho avuto dentro, un bagliore sta arrivando”. E allora, largo agli strumenti musicali, l’idioma diviene l’inglese. Il basso si introduce prepotente e la fa da padrone. Il mandolino addolcisce le sonorità. Talvolta la voce zoppica irrimediabilmente, ma tutto il resto ha la precedenza e riesce ad esprimersi autonomamente.

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