White Lies: Live Report (Roma, Piper Club, 18 febbraio 2010)

Quello dei White Lies è un live all'insegna del contrasto. Nelle luci, nei suoni, nelle sensazioni. Una realtà di contrapposizioni, ma dai contorni accuratamente levigati e privi di spigoli. Guarda la photogallery

White Lies

Roma, Piper Club, 18 febbraio 2010

live report

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Per molti la data del 18 febbraio è stato un miraggio verso cui arrancare impazientemente per mesi. Dopo l’annullamento del concerto del 12 novembre scorso, il trio dei White Lies è finalmente disceso fino a Roma passando da Milano.

Originari della zona orientale di Londra, più specificatamente Ealing e Sheperd’s Bush, si prefigurano come uno tra i fenomeni più dirompenti che la scena post-punk revival ha dato alla luce nell’ultimo anno. A poco più di vent’anni e con un solo album all’attivo, To Lose My Life, sono stati in grado di guadagnarsi i riflettori dei più importanti palchi musicali in terra d’origine così come oltre i confini nazionali.

Dopo l’apertura degli italiani Klimt 1918, che immeritatamente si trovano davanti un’accoglienza un po’ troppo fredda da parte del pubblico, l’attesa sembra sommarsi alle aspettative ampiamente riposte in questa serata nei mesi precedenti divenendo trepidazione collettiva.

Il gruppo apre con l’immancabile Farewell To The Fairground, che possiede tutta la forza trascinante necessaria a trainare l’entusiasmo della folla; entusiasmo costante nel corso di tutta la serata, tanto da causare un sincero e piacevole stupore nella band, che sembra sempre immersa in un alone di innocenza tipico degli esordi, nonostante abbia vissuto un anno denso di esperienze di questo genere.

Tutto è effettivamente all’altezza delle aspettative: dal vivo il basso di Charles sembra affogare nelle note più profonde e i tempi sincopati della batteria di Jack pulsano magnificamente sotto pelle; Harry, nonostante sia nuovamente a corto di voce, ce la mette davvero tutta. Da non dimenticare è l’apporto del quarto membro, il tastierista Tommy Bowen, che supporta il gruppo nelle performance live.

La scaletta coincide in tutto e per tutto con le tracce dell’album con l’unica eccezione di Taxidermy, ed è regolarmente scandita dai ringraziamenti elargiti dal frontman. In chiusura, con una certa ironia, c’è ovviamente Death.

Insomma i White Lies sono senza dubbio un gruppo imperdibile dal vivo, capace di trasmettere un’ energia che smuove dal profondo senza venir meno a quella compostezza che li contraddistingue. Dietro un’apparenza che può apparire fredda e distaccata c’è quanto di più coinvolgente si possa immaginare.

C’è qualcosa di incredibilmente affascinante nel vedere centinaia di persone che mentre cantano insieme di amore e morte hanno la vita negli occhi. E allora è proprio vero che le piccole innocenti bugie bianche rendono il mondo meno buio.

Guarda la fotogallery del concerto (foto di Delia Bevilacqua)

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