UKZ: Radiation

Musicisti d’esperienza e giovani promesse: questo è il cocktail esplosivo di Radiation, il primo EP del nuovo supergruppo UKZ

UKZ

Radiation

(EP, Ryko)

progressive rock, metal

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ukz_radiationGli UKZ sono un supergruppo formato dai veterani Eddie Jobson al violino e tastiere (nel 1973 sostituisce Brian Eno nei Roxy Music, ma ha anche lavorato con Frank Zappa), Trey Gunn alla Warr Guitar (ex membro delle recenti formazioni dei King Crimson) e le giovani promesse Marco Minnemann alla batteria, Alex Machacek alla chitarra e Aaron Lippert alla voce.

In teoria la band sarebbe dovuta essere la reunion dei mitici UK (da ricordare il loro grandissimo disco In the dead of night), ma avendo in formazione il solo Jobson, egli ha preferito rinominarli UKZ. Propongono una musica d’impatto e di grande stile, con forti richiami ai Tool e Dream Theater, che non lascerà indifferente l’ascoltatore.

La title-track Radiation è influenzata dall’ avere un membro dei King Crimson in formazione: dopo la cupa introduzione il brano ricorda Lark’s tongue in aspic part II e Red dei King Crimson periodo anni ’70. Ma la non originalità nulla toglie  alla bellezza e complessità del brano, che scorre fluido e piacevole e valorizza la bravura tecnica di ogni singolo membro. Ognuno riesce a ritagliarsi il proprio spazio, anche perché la traccia dura quasi otto minuti ed esprime al meglio quello che sono in grado di fare gli UKZ: un grande assolo di Machacek e di Minnemann, che sfoggia estro e sicurezza, un assolo magico di violino di Jobson e l’apporto sempre preciso e puntuale di Trey Gunn. Aaron Lippert invece sembra l’anello debole della catena, pur essendo  un buon vocalist troppo spesso tenta l’imitazione di James LaBrie dei Dream Theater. Houston (we have a problem) è una splendida ballad minimalista con un gradevole tappeto sonoro tastieristico, mentre TU-95 è interamente strumentale, una traccia aggressiva con ritmi dispari molto simile allo stile UK, con molte idee troppo spesso però confuse. A chiudere Legend, la traccia più breve dell’ EP, forse anche troppo: una durata di qualche minuto in più l’avrebbe reso un ottimo brano.

Tutto sommato gli UKZ si presentano in maniera eccelsa con questo EP, ma sarebbe interessante scoprirli nel contesto di un lavoro intero, per saggiare se la loro vena artistica e tecnica sia meritatamente confermata. Consigliato a tutti gli ascoltatori alla ricerca di forti emozioni.

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