The Soft Moon: Deeper

Tornano i The Soft Moon con un nuovo disco. Deeper è oscuro, imprevedibile e si rileva una delle uscite più interessanti di questo inizio 2015

The Soft Moon

Deeper

(Captured track)

post-punk; dark-wave

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The Soft Moon: DeeperEd ecco finalmente la terza fatica degli americani The Soft Moon, post-punk/dark-wave band sempre meno band ed ora in pieno controllo del frontman Luis Vazquez. Dopo l’eccelente esordio omonimo (The Soft Moon) del 2010 e l’applauditissimo seguito Zeros del 2012, Deeper è la conferma della maturità raggiunta dalla band. Anche se il deus-ex machina, colui che dirige, crea e progetta è il solo Luis Vazquez ed in questo disco disegna parabole ancora più oscure delle precedenti, con un uso maggiore di tastiere, riverberi e distorsioni, ma senza essere troppo prolisse o fuori luogo. Come se il disagio con il mondo e la società sia sempre presente, trovando ispirazione dai Depeche Mode scuri e misteriosi di Black Celebration o dai NIN (Nine Inch Nails) di Trent Reznor.

I primi 40 secondi di Inward introducono alla marcia industriale di Black, brano riuscito, con un incedere incalzante (I don’t care what you say, you say – Living life my own way, own way), denuncia una voglia di isolamento ed uscita da schemi quotidiani, forse imposti e poi da chi? Questo brano è stato il primo singolo promozionale del disco.

Far è un altro brano convincente, con un sound potente e perfetto. Da notare che l’album è stato registrato a Berlino ed in Italia. Wasting è una riuscita ballata dark, dove la voce di Vazquez si avvicina molto allo stile Depeche Mode. Wrong è uno shock di distorsioni e tastiere, serratissima. Feel invece è un altro brano riuscitissimo, che riesce a far impallidire anche i maggiori esponenti shoegaze di oggi (A place to bury strangers). Ritmo incalzante e preciso già dall’attacco iniziale, che ti toglie il respiro. Conclusione degna per l’ultimo brano Being, brano di ben sei minuti costruito da pezzi di loop di nastro con voce incollata e sussurrata “I can’t see my face/ I don’t know where I am”, evolvendo in una traccia industriale pulsante e urlata. Un incredibile finale nichilista.

In conclusione solo elogi per Deeper, che si sta rivelando una delle uscite più interessanti di questo inizio 2015, consolidando i Soft Moon a band di riferimento per le future generazioni.

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